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Roma: la Facoltà di architettura ricorda il partigiano Giorgio Labò

Quest’anno l'inaugurazione del primo anno del corso di laurea in Scienze dell’Architettura del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di ROMA TRE avrà un significato particolare. Infatti, il Dipartimento di Architettura, diretto dalla prof. Elisabetta Pallottino, ha deciso di intitolare il Padiglione 2 b (aule degli studenti) a Giorgio Labò, partigiano della Resistenza romana e studioso di storia dell’arte, allievo di Giulio Carlo Argan.

Martedì 8 ottobre 2013 alle ore 16,30, presso il Dipartimento di Architettura, aula Adalberto Libera - ex Mattatoio, largo Giovanni Battista Marzi 10, Elisabetta Pallottino e Francesco Cellini presenteranno agli studenti del primo anno le attività didattiche del corso di laurea in Scienze dell'Architettura, la lezione magistrale di Paolo Desideri sarà preceduta dalla significativa testimonianza di Carlo Melograni che – oltre che architetto e professore ordinario – fu partigiano con Giorgio Labò nelle formazioni del Partito comunista nella Resistenza romana.

E’ molto significativo che sia stata presa questa decisione che il Museo storico della Liberazione ha appoggiato e sostenuto. In tal modo, accanto ai grandi nomi dell’architettura, cui sono state intestate le aule dell’ex-Mattatoio di Testaccio, le generazioni future di studenti impareranno a conoscere anche quello di un giovane come loro, promessa degli studi di storia dell’arte e dell’architettura, che fu tra i primi ad impegnarsi nella lotta per la libertà e la giustizia contro nazisti e fascisti.

Giorgio Labò, nato a Modena nel 1919 da famiglia genovese, era studente di Architettura al Politecnico di Milano. Interruppe gli studi per il servizio militare che fece come sergente del Genio Minatori. Dopo l’8 settembre 1943 passò subito, con il nome di battaglia di Lamberto, con i partigiani della zona di Poggio Mirteto e poi mise la sua esperienza e conoscenza degli esplosivi al servizio dei GAP romani, insieme a Giulio Cortini e Gianfranco Mattei, nella Santabarbara di via Giulia (dove oggi è ricordato da una lapide).

Catturato per una spiata, imprigionato e torturato dalle SS in via Tasso, non tradì i suoi compagni e non parlò. Fu fucilato a Forte Bravetta il 7 marzo 1944. Nel dopoguerra, la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano lo laureò honoris causa e gli venne assegnata la medaglia d’oro al valor militare.

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