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La Segreteria Nazionale ANPI: "Sulle stragi nazifasciste l'ANPI ha battuto l'unica strada che le era consentita: le riparazioni"

Di seguito, il testo del comunicato della Segreteria nazionale ANPI a seguito dell'intervento di un sopravvissuto alla strage di Mommio svolto nel corso della presentazione dell'Atlante delle stragi nazifasciste il 2 dicembre alla Sala della Resistenza di Palazzo Ducale a Massa:

In occasione della presentazione, a Massa, di un lavoro altamente pregevole com'è l'“Atlante delle stragi naziste e fasciste”, è stata sollevata, con vigore, una questione da parte di un sopravvissuto della strage di Mommio, a cui va tutto il nostro rispetto, e la stampa (nel caso specifico, la Nazione), l'ha recepita, subito, nel modo peggiore (vedi il titolo dell'articolo del 4 dicembre 2016, nella cronaca di Massa de La Nazione).

Si è sostenuto in quella occasione, che l'Atlante sarebbe un'opera “voluta, suggerita e finanziata dal Governo tedesco”, per sottrarsi alle richieste di risarcimento dei danni. Esso sarebbe, in sostanza, frutto di un accordo tra la Repubblica federale tedesca e l'ANPI, in virtù del quale, “nei fatti, l'Atlante delle stragi sarebbe alternativo, compensativo e sostitutivo rispetto alle richieste di risarcimento dei danni”. Quanto meno l'ANPI non avrebbe speso una parola per dare visibilità e forza alla richiesta di risarcimento dei familiari delle vittime. Al più “qualche struttura locale si sarebbe interessata allo svolgimento dei processi”.

Naturalmente, si tratta di accuse completamente infondate, e in qualche modo offensive. Stupisce vedere che ci si accanisce contro l'ANPI e contro il suo Presidente, come se si trattasse degli unici titolati ad occuparsi di risarcimenti ed a sostenerli. La Corte dell'Aja, con la famosa sentenza, da noi fortemente criticata, si concludeva con un invito ai due Stati, l'Italia e la Germania, a trovare in sede extragiudiziale un accordo che tenesse conto delle ragioni dei danneggiati. Dunque, semmai, era lo Stato italiano che doveva trattare con la Germania; lo ha fatto? Francamente non lo sappiamo. Non solo: i risarcimenti avrebbero potuto essere chiesti dai familiari delle vittime, direttamente o con l'appoggio delle loro Associazioni; e lo stesso va detto per quanto riguarda i Comuni. Se c'era qualcuno che non era titolato e non aveva legittimazione ad occuparsi di risarcimenti, era proprio l'ANPI, che in effetti rappresenta solo stessa e i suoi valori. In realtà l'ANPI si è costituita parte civile in diversi processi per stragi davanti ai Tribunali militari di Verona e Roma, ma non potendo chiedere altro che i propri danni morali, non avendo la rappresentanza né dei Comuni, né delle Associazioni dei familiari delle vittime, né degli stessi diretti interessati.

Che cosa ha fatto, dunque, l'ANPI? Ha battuto l'unica strada che le era consentita, quella delle riparazioni. E lo ha fatto in numerose riunioni, alla Farnesina, a cui – nel 2012/2013 – è stata invitata dal Ministro degli Esteri, insieme a molti Sindaci e molte altre Associazioni, specificamente competenti in tema di stragi, degli IMI (Internati mutilati e Invalidi )

In quella sede, fu avanzata anche l'idea di un Atlante delle stragi, di cui si parlava da tempo, anche a seguito di un pregevole progetto predisposto dall'Università di Pisa ( Prof. Pezzino). La proposta piacque al Ministro degli esteri italiano, che la caldeggiò. Nel frattempo, la Commissione storica italo-tedesca, insediata nel 2009 dai due Governi (Italia e Germania), concluse i suoi lavori, con un'ampia ricostruzione e riflessione sulle stragi nazi-fasciste, completandola con alcune “raccomandazioni” (ai Governi, ovviamente), fra le quali quella di un “Atlante delle stragi” per poter disporre “di una rappresentazione completa degli eventi bellici, in Italia, tra il 1943 e il 1945”. Decollò così il progetto, non da solo, ma insieme ad altri (una ventina, se non ricordo male), in favore di Associazioni e Comuni, tutti proiettati sulla linea della “riparazione”. Il progetto, ormai promosso, oltre che dall'ANPI anche dall'INSMLI, era diretto dal Prof. Pezzino ed abbisognava di ricercatori disponibili a lavorare su un materiale enorme. Occorreva un finanziamento; ed esso fu ottenuto, finalmente, dal Ministero degli esteri tedesco. In seguito, sarebbe stato inserito nel bilancio della Repubblica federale di Germania, anche un finanziamento annuale dedicato ad attività finalizzate al sostegno della memoria ed alle riparazioni. Fondo che poi è stato costituito e sussiste tutt'ora.

Poiché i lavori del gruppo guidato dal Prof. Pezzino, risultarono ancora più complessi del previsto, anche per la necessità di estendere le indagini alle stragi di partigiani avvenute non in combattimento, l'ANPI – con l'INSMLI – concorse ad un bando della Presidenza del Consiglio ed ottenne un ulteriore, limitato, finanziamento, in virtù del quale l'opera ha potuto essere conclusa, digitalizzata, inserita in rete ed oggi pubblicata anche in cartaceo. Un'opera altamente apprezzata da studiosi anche stranieri, che l'hanno conosciuta attraverso tre seminari, di cui uno internazionale, sempre organizzati da ANPI e INSMLI. Ancora a cura dell'ANPI è stato pubblicato un volumetto, (Carroccio editore, 2013) intitolato “Le stragi nazi-fasciste del 1943-45, Memoria, Responsabilità e Riparazioni”.

Questo è tutto ciò che è stato fatto; ed è difficile sostenere che l'ANPI tra interventi nei processi, partecipazione agli incontri alla Farnesina, iniziative per sostenere l'”Atlante delle stragi” e per ottenere finanziamenti, non abbia fatto tutto ciò che stava nelle sue competenze e nelle sue possibilità. Il resto sarebbe stato, semmai, di competenza d'altri (dallo Stato italiano in giù), e non, giustamente, dell'ANPI. Quando essa si è costituita parte civile, non l'ha fatto (né avrebbe potuto legittimamente farlo) se non nel proprio interesse morale.

D'altronde, il tema delle riparazioni è - oggi – di estrema attualità, non come sostitutivo dei risarcimenti, ma come quello più praticabile in molti casi particolari, che interessano il diritto internazionale (e tutti sanno che nessuno Stato, compresa l'Italia, si è mai dimostrato molto disponibile sul tema del risarcimento dei danni, cagionati ad altre popolazioni).

Dunque, parlare di accordi, di facilitazioni a interessi altrui e cose del genere, è non solo privo di fondamento ma offensivo, a fronte di un lavoro che è di grande importanza, a tutti gli effetti, ma soprattutto per facilitare e sostenere la conoscenza e la memoria, per utilizzarlo come monito per il futuro e come strumento di prevenzione.

È giusto anche ricordare che il Presidente dell'ANPI è stato uno dei pochi a pubblicare e spiegare la sentenza della Corte Costituzionale italiana, che riapre una strada (per molti aspetti teorica) per le riparazioni. Di quella sentenza, sulla Newsletter n. 138 del 28 ottobre 2014, il Presidente ha esaltato il valore morale e politico, pur esprimendo qualche perplessità sulla concreta realizzabilità di effetti pratici e concreti; esprimendo, nel contempo, l'auspicio che quella sentenza potesse rappresentare una “robusta spinta in direzione di quelle intese” (quelle raccomandate dalla sentenza dell'Aja).

Si può concludere auspicando che questa nota, necessariamente ampia (ma la materia è delicata e richiede chiarezza assoluta), valga a disperdere insinuazioni, perplessità e speculazioni. Noi siamo orgogliosi del contributo che abbiamo dato alle riparazioni ed alla memoria e ringraziamo ancora una volta il Prof. Pezzino e la sua équipe per aver realizzato un'opera che è destinata a durare ed a combattere il decorso del tempo, che è il peggior nemico della memoria e spesso, della verità.

La Segreteria Nazionale ANPI

Roma, 16 dicembre 2016

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