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Smuraglia: la "linea Boldrini" è un esempio antifascista per tutti gli organi dello Stato

“Ma le istituzioni possono davvero fare qualcosa di più contro il neofascismo e contro le nuove forme di fascismo e razzismo?”

È la domanda che mi è pervenuta da parte di un iscritto che, letto il comunicato stampa, emesso dalla Segreteria nazionale, il 15 giugno u.s., in relazione alle liste fasciste ammesse alle recenti elezioni, era stato colto dal dubbio se davvero non sia possibile aspettarsi una risposta più concreta da parte dello Stato in questa delicatissima materia.

Riproduco in calce il comunicato, per chi non avesse avuto l'occasione di leggerlo e dò subito la risposta al lettore “dubbioso”. La mia risposta è nettamente positiva; lo Stato, le istituzioni (anche quelle locali) possono e devono fare di più, molto di più, rispetto alla linea che stanno seguendo da tempo, non di rado contrassegnata da una sorta d'assenza e comunque da estrema debolezza dei rari interventi.

E rispondo di si, perché la risposta è nelle cose: c'è, nelle istituzioni, chi ha trovato e trova la forza e la capacità di reagire, in varie forme, respingendo ogni tipo di passività e di indifferenza.

Un primo esempio per tutti: la Presidente della Camera (On. Laura Boldrini), alla quale abbiamo presentato, con la Presidente dell'Istituto Cervi, un documento ed una serie di proposte e richieste in materia, non è stata sensibile solo a parole, ma lo ha dimostrato con i fatti. Non solo ha manifestato piena adesione, con parole importanti, alla “Giornata antifascista” promossa dall'ANPI il 27 maggio, ma a fronte delle recenti vicende, cui fa riferimento il nostro comunicato, ha preso carta e penna ed ha scritto al Ministro dell'Interno non solo per esprimergli le sue perplessità sul piano giuridico per l'ammissione di liste dichiaratamente ispirate a nomi e simboli del partito fascista, ma ha voluto puntigliosamente ricordare che le istruzioni per la presentazione e l'ammissione delle candidature, emanate nel maggio scorso dalle Direzione Centrale dei servizi elettorali del Ministero dell'interno, stabilivano che le Commissioni elettorali circondariali devono respingere “i contrassegni in cui siano contenute espressioni, immagini, raffigurazioni che facciano riferimento ad ideologie autoritarie” (comprese le parole fascismo, nazismo, nazionalsocialismo e simili). Da lì un richiamo di Laura Boldrini alla necessità di un approfondimento adeguato per il rispetto del dettato Costituzionale (la XII disposizione finale) e della legge 645/1952.

Già questo rappresentava una significativa presa di posizione, pur nei limiti imposti dall'importante carica rivestita. Ma la stessa Presidente Boldrini aveva preso una posizione ancora più forte, di recente, contro l'acclarato proliferare di organizzazioni fasciste o naziste sulla rete, indirizzandosi direttamente al responsabile di Facebook e formulando una sostanziale denuncia per gli abusi evidenziati anche da una recente ricerca pubblicata sul quindicinale “Patria on-line”. Ed è ancora la stessa Presidente che, in più occasioni, aveva manifestato chiaramente la sua posizione sull'impegno contro tutti i fascismi e i razzismi sulla rete e altrove.

Dunque, si può, anche dall'alto di una carica che non sembra consentire interventi diretti, come quelli che competono ai Governi nazionali e locali; e tuttavia le prese di posizione sono sempre importanti e sono fermamente convinto che se la linea “Boldrini” fosse seguita da tutti gli organi dello Stato, naturalmente a seconda delle rispettive competenze, si farebbe un grosso passo avanti.

Peraltro, ci sono altri fatti che mi consentono di dare risposta positiva al dubbioso quesito del lettore del comunicato. Nelle istituzioni locali si sta creando un clima, talvolta, ben diverso da quello usuale. Ricordo una dichiarazione del Sindaco di Udine ad un Convegno all'Istituto Alcide Cervi, secondo la quale un Sindaco deve essere sempre al di sopra delle parti, ma deve essere “parziale” quando entrano in gioco la Costituzione ed i valori che essa esprime. Di recente, ci sono stati atti concreti, sul tema della “concessione degli spazi pubblici” da parte di Sindaci e di Giunte; con l'assunzione di delibere formali che impegnano il Comune a non concedere spazi ad organizzazione fasciste, (più o meno esplicitamente), o razziste. Delibere tali che www.patriaindipendente.it ha così intitolato un articolo al riguardo: “Defascistizzati Cavarzere, Chiaravalle, Sarzana”. Forse queste delibere non bastano a “defascistizzare” davvero interi Comuni, ma rappresentano un passo importante sulla strada dell'impegno antifascista e del rispetto dei valori e dei princìpi della Costituzione, tutti decisamente contrari a tutto ciò che sa di fascismo (in qualunque forma e con qualunque denominazione) e di razzismo.

Ci sono alcune Regioni che hanno assunto provvedimenti, per garantire una “memoria attiva” anche sul nostro passato e su ciò che hanno rappresentato vent'anni di fascismo. Alcune non hanno, però, provveduto, poi, ad adeguati finanziamenti; altre sono rimaste silenti. Eppure, se tutte le Regioni entrassero in campo, per far conoscere la nostra storia e le sue pagine migliori e diffondere la conoscenza della Costituzione, il risultato sarebbe senz'altro assai evidente ed efficace.

Ma tutti questi esempi (ed altri se ne potrebbero fare) dimostrano che “si può” che le nostre pressioni per ottenere una vera discesa in campo (antifascista) da parte di tutte le istituzioni, sono fondate su ragioni e argomenti non di parte, ma corrispondenti ad esigenze di cultura, di democrazia, di memoria. Che poi sono tutti antidoti efficaci contro la possibilità, sempre da noi sottolineata, che la storia, in qualsiasi forma, si ripeta; e per prevenire quegli spostamenti verso una destra “nera” e razzista, che si stanno diffondendo in Europa e rendono necessario un impegno maggiore, da parte di tutti, per il consolidamento della democrazia.

Non voglio enfatizzare e so tener conto delle debite, oggettive proporzioni; ma non posso non ricordare una frase famosa, pronunciata da Obama, diversi anni fa, (Yes, we can) spiegata poi con una bellissima frase: “sappiamo che la battaglia sarà dura, ma non importa quanti ostacoli ci siano sulla nostra strada; niente può resistere a milioni di voci che chiedono di cambiare”.

È dunque assolutamente giusto e legittimo premere sulle istituzioni pubbliche perché facciano il loro dovere, in base alle precise indicazioni della Carta Costituzionale. Ma è altrettanto indispensabile un impegno più forte da parte di tutti, quotidiano e attivo, contro l'indifferenza e la rassegnazione, in favore di una partecipazione attiva alla vita sociale e pubblica: che poi costituisce sempre la migliore garanzia contro la diffusione di ogni forma di fascismo e di razzismo.

Carlo Smuraglia

(da ANPInews n.150 - 20/27 giugno 2017)