Salta al contenuto principale

"La perdita di una figura coerente e appassionata come Rodotà provoca un dolore fortissimo"

Stefano Rodotà ci ha lasciato. Per molti di noi, che hanno compiuto lunghi percorsi con lui, che con lui si sono confrontati, che da lui hanno imparato come si difendono i diritti, che insomma non solo l'hanno apprezzato e considerato come un “maestro”, ma hanno avuto la fortuna di poterlo considerare anche come un amico, la notizia ha provocato un profondo, fortissimo dolore. E non occorre aggiungere parole, perché non servono, rispetto a tutto ciò che ci ha lasciato, compreso l'immenso vuoto, il terribile silenzio che segue alla perdita di un uomo che è stato tra i più rigorosi e intransigenti di quest'epoca derelitta, che ha ridato vita e vigore alla stagione dei diritti e della loro effettività, che ovunque ha operato, ha lasciato il segno, recando il contributo di una personalità forte ed autorevole, ma anche di un' altrettanta forte linearità e coerenza, nel sostenere le ragioni del diritto a fronte di quelle (sopravvalutate) dell'economia. So bene che non tutte le scelte di Rodotà hanno riscosso uguale ed unanime consenso; ma questo non toglie che nessuno, dico nessuno, ha mai potuto trovare una ragione seria per dubitare della sua coerenza, della forza del suo ragionamento, della profonda democraticità ed eticità su cui ha improntato l'intera sua vita.

Tutto questo ravviva il nostro dolore, esimendoci dal ricordarne ancora le doti, quando il confronto – di per sé – sarebbe più ingiusto a fronte della meschinità di tanta parte della società politica.

È proprio questa impossibilità di procedere a confronti, che rende ancora più dura e grave la perdita che il Paese ha subito. E questo va molto al di là del nostro personale dolore, perché – diceva secoli fa un anonimo – “i dolori passano, ma le virtù sopravvivono”. Rodotà è stato un vero ed autentico “protagonista” della storia di questo dopoguerra; ed è per questo che non potrà essere dimenticato non fosse altro che per il suo amore per la democrazia, per la laicità, per i diritti, contro le disuguaglianze e le miserie di una fase storica spesso infausta e infelice. Un protagonista di quella che lui stesso definiva “la politica delle libertà”.

Carlo Smuraglia

25/06/2017