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A Castellammare il Comune dimentica di ricordare l'eccidio fascista di 90 anni fa

di Antonio Ferrara


Novant'anni fa l'assalto fascista al municipio di Castellammare di Stabia: sei
morti, decine di feriti, arresti, scontri in piazza. Antonio Gramsci
su Ordine Nuovo, in quegli stessi giorni che videro nascere il Partito
comunista a Livorno, additò il movimento operaio stabiese ad esempio
per l'intero Mezzogiorno. Dieci anni fa il sindaco Catello Polito
volle recuperare alla memoria collettiva quella pagina di storia
civile: una lapide fu scoperta sulla facciata del municipio, presenti
i vertici dell'Arma dei carabinieri ed esponenti del Governo. Sabato
una delegazione di Pd, Sinistra Ecologia e Liberta, Federazione della
Sinistre e Italia dei Valori deporrà una corona di fiori in piazza
Municipio, a ricordo di uno dei primi eccidi fascisti in Italia. E nel
giorno dell'anniversario? Nessuna iniziativa da parte del Comune
guidato dal centrodestra.

Il 20 gennaio del 1921 Castellammare fu teatro di violenti scontri tra
i socialisti rinchiusi nella sede del Comune, e centinaia di
manifestanti guidati dal Fascio stabiese, giunti in corteo per
chiedere la destituzione dell'amministrazione socialista. La città
delle acque, assieme a Torre Annunziata, dopo le elezioni comunali
dell'ottobre 1920, elesse una giunta rossa, praticamente un'eccezione
a Napoli e in Campania. Immancabili malumori e resistenze per le prime
decisioni della giunta, guidata da un professore di matematica, Pietro
Carrese: a scatenare i fascisti fu la scelta di intitolare la piazza
del Comune a "Spartaco", in onore degli spartachisti Rosa Luxemburg e
Karl Liebknecht, assassinati due anni prima a Berlino. Quel 20 gennaio
assessori e consiglieri comunali si barricarono nel municipio, i
fascisti mirando a scacciare l'amministrazione comunale: due mesi
prima la stessa scena al municipio di Bologna, con l'eccidio di Palazzo
d'Accursio. Schierati tra i due blocchi, i carabinieri: il vicesindaco
Cecchi tenta una mediazione per evitare lo scontro a fuoco. Ma un
proiettile colpì e uccise il maresciallo Clemente Carlino: fu il caos.
Si sparò da entrambe le parti, sul lastricato di una piazza
insanguinata restarono i corpi senza vita del lattaio Sabato Amato,
del marinaio Michele Esposito e dei tre operai Vittorio Donnarumma,
Raffaele Viesti e Francesco Laruscia, più di cento feriti. Arrestati
assessori, consiglieri socialisti, militanti di sinistra, in tutto 150
persone. Dopo il processo saranno tutti assolti, ma nel frattempo il
Comune era stato commissariato e la breve esperienza del governo rosso
archiviata, preannunciando l'arrivo della dittatura.









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