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Veneto, la nostalgia che acceca l'assessore

L'Assessora regionale veneta all'Istruzione, Elena Donazzan – nipote di repubblichini – ha nuovamente attaccato l'Anpi con una conferenza stampa. Lo fece già a novembre quando la Regione Veneto approvò la legge sulla valorizzazione dell'antifascismo e della Resistenza, motivando il suo voto contrario col fatto che l'antifascismo non è un valore, essendo anche la causa della morte di Biagi e d'Antona (sic!), e che la Resistenza non è mai menzionata nella Costituzione.
Questa volta se l'è presa perché nelle scuole della Regione non viene usato il cofanetto che distribuì nel 2007 per il Giorno del Ricordo, mentre invece ci va l'Anpi con “iniziative di dubbia valenza storica realizzate con finanziamento pubblico”. Poi, in particolare, ha accusato di falsità un opuscolo prodotto dall'Anpi vicentina con i fondi che la Regione Veneto stanziò all'Anpi regionale l'anno scorso per la valorizzazione della Giornata della Memoria e del Ricordo.
Nel rammentare alla Donazzan che la Costituzione garantisce libertà di insegnamento, la invitiamo a chiedersi perché, almeno a Venezia, gli insegnanti di ben dieci istituti scolastici superiori hanno utilizzato il materiale dell'Anpi e non il suo kit. Forse perché è proprio quest'ultimo ad essere fazioso e strumentale, mentre l'opuscolo stampato dall'Anpi di Venezia, pure questo con i contributi della Regione, riporta un documento ufficiale: la relazione della Commissione mista italo-slovena sulle problematiche del confine orientale, voluta dai rispettivi ministeri degli esteri, la cui diffusione venne sollecitata nel 2000 con voto unanime della Camera dei Deputati. Ma che la Donazzan si guarda bene dal divulgare. All'Assessora replichiamo che è lei ad aver sprecato soldi pubblici per propaganda di parte.
Le sue affermazioni in conferenza stampa – assieme al Comitato 10 febbraio e all'associazione Giovane Italia (tutti post fascisti) – alimentano il sospetto che qualcuno abbia voluto istituire il Giorno del Ricordo non tanto per far luce su una tragedia vergognosamente troppo a lungo taciuta, ma per revanscismo fascista, in chiave anti-comunista e per autoassolversi. Perché contestualmente sono venute alla luce le orribili crudeltà, pure queste taciute, commesse dai fascisti nella ex Jugoslavia. Alcuni generali mussoliniani nell'immediato dopoguerra furono condannati dall'Onu per crimini di guerra e contro l'umanità. Rimasero però impuniti. Non si chiese conto a Tito dei crimini dei suoi uomini proprio perché altrimenti l'Italia avrebbe dovuto estradare i suoi. Andreotti lo spiegò bene a suo tempo. Sono venute alla luce perché non si può decontestualizzare il problema del confine orientale dall'alveo geopolitico e storico che lo precedette e lo accompagnò. A meno di strumentalizzazioni. Ed è quello che non fa ogni storico serio e nemmeno l'Anpi. Allora cercano di cucirci le bocche e si propone – esattamente un anno fa da parte del Pdl – di istituire un albo delle associazioni autorizzate a parlare del confine orientale nelle scuole. Della serie: taci tu che posso parlare solo io! Come se l'Anpi pretendesse di essere l'unica voce su fascismo e Resistenza. Figuriamoci.
Assessora Donazzan, il tema del confine orientale è terribilmente complesso e non va politicamente usato, se non altro per rispetto verso chi ancor'oggi ricorda le proprie terribili esperienze a causa degli esasperati nazionalismi, vera causa del dramma come bene spiegò l'allora Presidente Ciampi.
P.S.: ricordiamo che la Donazzan è colei che ha di recente minacciato una circolare alla Direzione scolastica regionale per impedire la lettura nelle scuole di quegli scrittori che in qualche modo avevano espresso la loro contrarietà all'estradizione del terrorista Battisti e che ha appoggiato l'invito dell'Assessore provinciale di Venezia alla Cultura, Raffaele Speranzon (ex An), a togliere i loro libri dalle biblioteche pubbliche. Dietro front grazie allo sdegno generale, anche di parte della loro stessa maggioranza.
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Serena Ragno, segretaria Anpi Venezia