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Il voto, voglia di normalità

Non sappiamo se è davvero cominciato a soffiare il vento del cambiamento. Di certo, però, qualcosa è avvenuto nel profondo dell’opinione pubblica.

Sì, il risultato elettorale di Milano – e non solo – sicuramente segnala una reazione forte e determinata all’ondata di volgarità, arroganza, cinismo, bugie, maschilismo, che il governo Berlusconi ha scaricato addosso agli italiani con sistematica regolarità in tutti questi anni.

C'è da esserne felici. Ma non per spirito di parte. Spieghiamo. Non ci interessa chi ha vinto e chi vincerà, ci interessa – e molto – che forse, finalmente, comincia ad affermarsi una voglia di normalità, l’idea di una politica al servizio dei cittadini, anche di quelli che magari non la pensano come i vincitori di oggi (che possono diventare gli sconfitti di domani) ma che hanno comunque il diritto a essere, sempre e comunque, rispettati.

Una concezione della politica che si basa sul confronto pacato delle idee, che non sopporta più le risse, le aggressioni, gli insulti, le maligne quanto false insinuazioni.

Una politica che si riconosce figlia della nostra bella e inattuata Costituzione, nata dalla Resistenza e dalla lotta al nazifascismo.

Senza troppo girare intorno: forse quello che si sta affermando è l’esigenza di una destra normale, nella più classica tradizione europea. Rigorosa ma insieme democratica e antifascista. Esattamente come in Francia, in Germania, in Inghilterra, in Spagna.

Non vogliamo illuderci. Siamo consapevoli che riparare ai guasti provocati da più di quindici anni di “sgoverno” sarà operazione difficile e lenta. Operare al servizio della democrazia, utilizzando le regole della democrazia, è mestiere faticoso che impone prudenza, moderazione, lungimiranza.

La strada è tutt’altra che sgombra. Le macerie del berlusconismo sono ancora tutte sparpagliate sulla coscienza del Paese che però forse comincia a rendersi conto che così non va, che le martellate continue alla magistratura, alla Corte costuzionale, al presidente della Repubblica, stanno facendo danni enormi.

Il voto di domenica 15 maggio e lunedì 16 ci regala un po’ di speranza che vogliamo tenerci ben stretta. Per due settimane deve essere il combustibile attivo per il nostro ottimismo. Cambiare si può. E si deve.

Mich. Urb.

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