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Referendum, sì, l'aria è cambiata

Dai referendum arriva un bel segnale per la salute della democrazia in Italia. Con una regola che si conferma. L’invito a non votare porta male. A chi lo fa. Capitò a Craxi. Ora tocca al duo B&B, per l’anagrafe, Berlusconi e Bossi. Gli italiani, puntualmente, a votare ci sono andati eccome! Assegnando, in generale, quattro sventole al governo e una, in particolare, al premier.

Legittimo impedimento? Manco per niente è stata la risposta scritta in milioni di schede. Che hanno smentito clamorosamente le scelte del governo. Acqua ai privati? Non se ne parla! Nucleare? No, anzi, mai! Una giustizia comprensiva per il potente di turno? No, no e no.

Cosa succederà a questo punto nessuno può prevederlo. Di sicuro la maggioranza di governo ne esce con le ossa rotta. Solo un paio di settimane fa la clamorosa sconfitta alle amministrative con il trionfo di Giuliano Pisapia a Milano (che riporta la bandiera del centrosinistra a Palazzo Marino dopo un regno ventennale del centrodestra) e l' incoronazione plebiscitaria di De Magistris a sindaco di Napoli.

Due città simbolo per una sconfitta che, in realtà, andava da Arcore a Cagliari. E ora i referendum e altra mazzata. Che complica ulteriormente il già complicato destino giudiziario del premier e che suona come una campana a morte per i già fragilissimi equilibri di governo.

Anche perché questi referendum dimostrano anche un altra cosa. Che l’aria è cambiata. L’indifferenza, l’apatia che sembrava aver colpito l’opinione pubblica ha lasciato il posto a una crescente voglia di partecipazione. E questo è forse il segnale più bello che è venuto a imporsi con tranquilla, ma ferma e larga, decisione democratica nel nostro Paese. Di questo ne dobbiamo essere tutti soddisfatti.
Mi.Urb.