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Nuove resistenze a Reggio Emilia: la lotta dei facchini indiani

È una storia di nuove resistenze quella che 185 lavoratori, quasi tutti di origine indiana, stanno scrivendo con molti sacrifici e tanta dignità in quel di Reggio Emilia. La loro lotta va avanti da otto mesi. Una battaglia sia legale che etica, dove salario e diritti sono strettamente intrecciati.
La storia di questa vertenza simbolo inizia nell’estate 2010. Quando i lavoratori avevano ottenuto l’applicazione del contratto nazionale Cgil, Cisl e Uil dalla cooperativa di facchinaggio Gfe.
Ma nubi minacciose erano in agguato. L’aumento dei costi, infatti, avrebbe fatto perdere alla cooperativa l’appalto con la ditta Snatt Logistica Spa, in pratica il suo principale committente.
Conclusione amara: “licenziati” i propri ‘soci’ con un sms, la Gfe veniva sciolta.
Quasi in contemporanea nascevano però due nuove cooperative di servizio, in cui confluivano la maggior parte dei lavoratori Gfe. Con una differenza sostanziale rispetto a prima: le condizioni contrattuali e salariali erano drasticamente peggiorative rispetto al contratto nazionale.
Un contratto, peraltro, che sarà giudicato illegittimo da una sentenza del Tribunale di Torino. Perché? Perché in contrasto con l'art 36 della Costituzione. Che recita una musica che non ammette variazioni sul tema: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi”. Chiaro? Chiarissimo. Ma non corriamo.
Le due nuove cooperative si chiamano Emilux e Locos Job e ottengono l’appalto da Snatt Logistica.
Che non nasconde certo la spiegazione, anzi la convenienza, del cambio. Semplice. L’azienda, leader nella gestione dei servizi logistici di movimentazione delle merci a magazzino e di distribuzione specializzata nel settore abbigliamento, voleva contenere i costi. E le due nuove cooperative glielo consentivano.
Tutto a posto dunque? Non proprio. Succede che 185 lavoratori si oppongono. Si rifiutano di convergere nelle nuove cooperative accettando minori garanzie contrattuali. Lo dicono apertamente: sono convinti che la volontà e non la necessità abbia influito sulla scelta dell’appalto. Si apre così un’aspra vertenza sindacale. Che ha l’appoggio della Camera del Lavoro.
Obiettivo: riavere il posto.
Lotta lunga e dura. Con un presidio permanente davanti ai magazzini della ditta.
L’aprile scorso, vedendo che sia i tempi della causa legale che per la cassa integrazione si stavano dilungando, nove di loro hanno iniziato lo sciopero della fame e della sete.
A questo punto sono intervenute anche le istituzioni. Provincia e Regione hanno chiesto e ottenuto l’apertura di un tavolo di trattativa con l’azienda.
Il primo incontro formale si sarebbe dovuto tenere martedì 21 giugno nella sede della Provincia di Reggio Emilia. La Snatt ha però disertato la riunione. Uno schiaffo per i lavoratori. Che hanno occupato la sala del Consiglio, e organizzato un presidio permanente davanti alla sede della Provincia, tuttora in corso.
La loro volontà, con il sostegno della Provincia e del sindacato, è stata quella di rimanere al tavolo delle trattative fintanto che non si fosse presentata la controparte per impegnarsi concretamente a riassumere tutti i cassa integrati con il contratto nazionale.
Nel frattempo, come denunciato da Antonio Mattioli della Cgil regionale, le cooperative che operano attualmente in Snatt chiamano a casa i lavoratori, provati da quasi un anno di lotta e difficoltà economiche, offrendogli un posto di lavoro a termine. A una condizione però: accettare le condizioni imposte già a suo tempo dalla Snatt (e rinunciare alla causa).
Tentativi di divisioni che non hanno funzionato. I lavoratori sono restati compatti. E determinati.
La lotta è continuata.
Il 29 giugno per interesse anche diretto del Presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, si è tenuto un incontro fra i soggetti coinvolti, Snatt compresa. Presenti al tavolo anche Confcooperative, Legacoop e rappresentanti Cisl e Uil, dopo che Cgil ha invitato alla mobilitazione unitaria per sostenere la lotta dei 185.
Il sindacato si starebbe infatti preparando a lanciare lo sciopero provinciale unitario di 4 ore se all’incontro non dovessero seguire aperture e soluzioni concrete, che appaiono ancora lontane.
All’incontro in Regione infatti tutti i soggetti istituzionali, sindacali e cooperativi hanno siglato un memorandum, tutti tranne la Cgil reggiana.
Il sindacato sta infatti discutendo con i lavoratori Gfe sul da farsi, in vista di un nuovo incontro fra le parti previsto per il 13 luglio.
La vertenza Snatt-Gfe sta assumendo sempre più la valenza anche simbolica di lotta allo sfruttamento, di denuncia della pratica degli appalti al ribasso e della deriva strumentale (e snaturante) di un modello cooperativo dove lo status giuridico talvolta copre solo l’obiettivo di un regime fiscale agevolato. In pratica un segmento di quell’economia specializzata in esternalizzazione, subappalti e delocalizzazioni che ruba il futuro ai giovani e uccide lo sviluppo.