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Una manovra da cambiare

Diciamolo subito, a scanso di equivoci: nessun dubbio che sia necessaria una manovra economica per risanare i conti dello Stato ed evitare un collasso del sistema Italia che sarebbe pagato innanzitutto dalle fasce più deboli della popolazione.

Ma una manovra da lagrime e sangue per funzionare davvero deve avere due requisiti di base: esprimere equità (ossia chi più ha, più dà) e sollecitare la partecipazione alla difesa della casa comune.

Questi obiettivi sono contenuti nella manovra presentata da Berlusconi e Tremonti? Onestamente non lo crediamo.

Vogliamo evitare una critica puntuale alle diverse misure illustrate, ad esempio a quel contributo di solidarietà che non fa nessuna differenza tra single e famiglie numerose.

Così come si potrebbero sottolineare le strane dimenticanze del pacchetto anticrisi che sembrano tanti bei regalini agli evasori.

No, la critica nel merito preferiamo rinviarla al testo definitivo, quello che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, controfirmerà.

Se non altro perché quello che sembrava un provvedimento blindatissimo col passare dei giorni, anzi delle ore, sta diventando apertissimo ai cambiamenti.

Ma non ce ne lamentiamo affatto: ben venga se il Parlamento sarà capace di modificarlo nell’interesse generale degli italiani secondo i principi dell’equità e della difesa della casa comune.

Insomma, vogliamo essere a tutti i costi ottimisti. Anche rispetto al futuro concreto di quelle scelte simboliche (di economico, infatti, non hanno praticamente nulla) che sono le specchio della confusione ideale di una parte della classe politica italiana.

Già, l’abolizione del 25 aprile (festa della Liberazione), del 1° maggio (festa dei lavoratori) e del 2 giugno (festa della Repubblica). Un’idea malsana nata in quelche mente che vuole a tutti i costi la sua personale e vendicativa rivincita, che peraltro avrebbe scarsi o nulli effetti economici (a dirlo sono gli stessi operatori economici del settore turismo).

Nessun commento. Pensate solo cosa direbbe un francese se Nicolas Sarkozy volesse abolire il 14 luglio (la presa della Bastiglia e la fine dell’assolutismo) o un americano se Barack Obama proponesse di cancellare il 4 luglio, ossia la festa dell’Indipendenza.

Appunto, una manovra da lagrime e sangue per funzionare deve esprimere equità e sollecitare la difesa della casa comune: che ha la sua bandiera e le sue feste. Che non si toccano.

Mi.Urb.