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Dicono di noi

Michele Serra, giornalista

Quanto all'esigenza di adeguarsi al tempo che passa: l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, che anche a sinistra viene considerata un nobile consesso di reduci vegliardi, sta raccogliendo migliaia di iscrizioni tra ragazzi di vent'anni.

L'antifascismo, anche anagraficamente, è più giovane del fascismo. E questo fa sperare che l'onda revisionista, prima o poi, appaia perfino a chi la solleva ben più logora, e meno dinamica, dell'antifascismo.

Carlo Lucarelli, scrittore

Tra non molto non avremo più la memoria diretta di chi ha fatto la Resistenza. Per fortuna che esiste l'ANPI, che non è un'associazione per soli anziani partigiani, ma un luogo aperto a tutti. E negli ultimi anni le adesioni sono state tantissime.

I valori non muoiono con chi li ha costruiti. Dipende da noi.

Dacia Maraini, scrittrice

Mi iscrivo all'ANPI perché la Resistenza non sia solo memoria del passato ma esercizio del presente.

Marco Paolini, attore e autore teatrale

Per me l'ANPI non è un'associazione storica di ex qualcosa; è una sfida al presente, alla rassegnazione e al conformismo, un impegno a ragionare e prendere le parti di chi subisce. Per questo mi piace, e ne faccio parte.

Moni Ovadia, attore e autore teatrale

Noi dobbiamo considerare la Resistenza come un evento sacrale, che inaugura una sacralità laica con dei testi sacri: costituzione, diritti universali dell'uomo che escono dalla Resistenza. Ciò va aldilà di destra e sinistra. Non dovremmo celebrare il 25 aprile coi soliti discorsi: propongo che il 25 aprile inizi la notte del 24 nelle piazze, nelle case con una cena dove si spezzi il pane della libertà. Poi iniziano le celebrazioni che finiscono il primo maggio.
Perché i diritti dei lavoratori sono consustanziali alla Resistenza. La dignità del lavoratore è una battaglia sacrale. Laica, più forte di quella religiosa perché riguarda la totalità degli individui, l'ANPI avrà un futuro se ci collochiamo in una prospettiva trans generazionale ma soprattutto di valori che non possono essere negoziati perché sono sacrali ed eterni.

Carlo Azeglio Ciampi, Presidente Emerito della Repubblica

Credo di poter condividere l'intento di far rivivere, nel solco della tradizione dell'ANPI, i valori fondanti della nostra Costituzione.
Non mi stanco di ripetere che occorre tramandare, soprattutto alle giovani generazioni, la memoria di eventi e persone che hanno segnato lo sviluppo democratico della nostra amata Patria.

Luca Barbarossa, cantautore

L'antifascismo è un valore che chiunque ha il dovere di difendere.
La nostra libertà e la nostra democrazia sono figlie della Resistenza.
Il fascismo ed il nazismo hanno rappresentato il male assoluto nel ventesimo secolo.
Questo non può essere riletto o revisionato.

Da una parte c'era chi affermava il proprio delirio (conquista violenta dell'Europa, imperialismo, razza ariana, leggi razziali, persecuzione dei dissidenti) con l'uso della forza, della sopraffazione e dall'altra c'era chi, in nettissima minoranza, sacrificava la propria vita per difendere princìpi come l'uguaglianza, il pluralismo, la libertà.

Da una parte i molti delatori che per pochi spicci si 'vendevano' le famiglie di ebrei sapendo che queste sarebbero finite nei campi di sterminio e dall'altra coloro che offrirono rifugi e nascondigli per tentare di salvar loro la vita rischiando la propria.

Tutti uguali, tutti vittime di un'epoca? No, decisamente no.

L'unità nazionale, la tolleranza, la coesistenza pacifica di differenti etnie e confessioni religiose, di diversi orientamenti politici, sono elementi essenziali della nostra vita sociale e tutti devono avere chiaro il concetto che li abbiamo ereditati dalla lotta partigiana, dal coraggio e dall'ostinazione di chi, additato come nemico della patria, torturato e sbattuto in galera, fucilato dalla milizia, ha difeso questi valori per consegnarli a noi.
La Carta Costituzionale è lì a testimoniare cosa possono fare gli uomini di buona volontà quando, pur con appartenenze politiche opposte, pensano solo ed esclusivamente al bene comune.
Unica nota stonata il fatto che ancora oggi, a distanza di molto tempo, non si possa abbassare la guardia.
Ma noi siamo qui, figli dei figli di chi ci ha voluti liberi.

Grazie all'ANPI, un saluto affettuoso.

Giorgio Bocca, giornalista, scrittore

Credo che di fronte all'incalzare del tempo e delle nuove destre sia fondamentale per l'ANPI sapersi rinnovare accogliendo nelle proprie file quelle persone che non hanno vissuto in prima persona la Resistenza, ma che hanno potuto vivere liberi e sviluppare una coscienza grazie alla lotta di noi partigiani.

Compito dell'ANPI dovrà continuare a essere quello di mantenere vivi gli ideali che ci hanno sostenuto nei venti mesi della guerra partigiana, cioè democrazia e antifascismo, valori che dovrebbero essere patrimonio comune di tutti gli italiani.
Per non dimenticare quali siano i valori fondanti della nostra democrazia e a quali costi sia stata essa conquistata è necessario che l'insegnamento dei padri sia trasmesso ai figli, e che costoro sappiano renderlo attuale, in grado di confrontarsi con i problemi e le sfide della modernità.

C'è ancora bisogno di Resistenza.

Enrico Campedelli, Sindaco di Carpi

La storia moderna del nostro Paese, il nostro grado di conquista dei diritti civili e di pari dignità fra tutte le donne e uomini, è nato dalla Resistenza, da quelle dure prove, da quelle battaglie, da quel tributo di sangue che i figli migliori del paese Italia, hanno saputo versare, per la libertà e la dignità dell'intera nazione.
Oggi noi viviamo un'esperienza di libertà e di convivenza democratica che purtroppo non è comune a tutte le popolazioni del mondo. Vi sono infatti regioni del pianeta in cui anche in questi anni, in questi giorni, milioni di bambini, donne e uomini, vivono I'atroce esperienza della guerra, dell'oppressione, della persecuzione e della tirannia.
Per questo vorrei dire che 'nessun uomo è libero da solo, la libertà per esser vera e piena, deve essere condivisa'.
Questi sono i valori in cui mi riconosco e per i quali da anni ho convintamente aderito all'ANPI, Associazione che dalla sua costituzione in poi non ha mai smesso di adoperarsi con il massimo impegno per I'affermazione di idee di libertà, per la tutela dei diritti e della democrazia per il nostro Paese, e per tutte le persone che sentono e vivono la solidarietà, I'affermazione dei valori di uguaglianza e giustizia, come sistema di valori irrinunciabile.

L'impegno che anche oggi I'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia si assume e nel quale mi riconosco in modo convinto è nella promozione e diffusione di una 'CULTURA DELLA DEMOCRAZIA', una cultura della condivisione, dell'accoglienza e del rispetto dell'altro.
Una cultura dove le 'DIVERSITÀ' siano colte come 'OPPORTUNITÀ' di conoscenza, di rispetto e reciproca crescita.
La sfida che I'ANPI ci propone e una sfida impegnativa, ambiziosa, ma che vale sicuramente la pena di essere colta.
La libertà per ogni uomo e quindi per ogni Paese è un tesoro inestimabile, che deve comunque essere difeso.
Troppe sono le tentazioni di sopraffazione e di deliri di superiorità dell'uomo sull'uomo che attraversano le società mondiali, per dare per acquisito una volta per tutte il diritto alla pari dignità fra tutte le culture e fra tutte le persone.
II germe che forse è quello più insidioso perché il meno visibile, è il germe della sottocultura, dell'impossibilità della scolarizzazione che milioni di bambini nel mondo devono subire a causa della folle logica della disuguaglianza nella distribuzione delle risorse economiche prodotte dall'economia mondiale.
Ecco dunque le nuove sfide che noi oggi, eredi di quegli ideali per i quali hanno combattuto i nostri padri, dobbiamo saper affrontare.
La difesa dei diritti dell'uomo, in una accezione ampia del termine: diritto alla salute, diritto alla scuola, diritto all'infanzia, diritto alla pari dignità tra persone di culture e fede religiosa diverse, diritto di parità tra i generi, diritto al gioco e diritto al lavoro.

Questi sono diritti che non hanno né bandiere, né colori, né lingue diverse, sono diritti dell'umanità! Con questo spirito voglio ribadire il pieno apprezzamento per gli indirizzi e gli obiettivi che I'Associazione Nazionale dei Partigiani d'Italia si è data per proseguire quelle battaglie valoriali che da sempre ne hanno contraddistinto I'operato in continuità con la lotta partigiana per la Liberazione.

Sergio Chiamparino

L'ANPI ha garantito e garantisce il ricordo e la memoria dell'antifascismo nel nostro Paese.

Il ricordo di chi è caduto combattendo per la libertà dell'Italia, la memoria di chi con quell'impegno, spinto in alcuni casi fino al sacrifico estremo, ha permesso di aprire una nuova era fondata sulla libertà, sulla democrazia, sullo stato di diritto garantito dalla Costituzione.
Oggi l'ANPI vuole far diventare questa storia di testimonianza attiva un momento di confronto e di iniziativa che guardi alle nuove sfide che la democrazia ha davanti a sé, sia in Italia sia nel mondo.

Non posso che plaudire allo spirito di questo progetto, pronto ad offrire la mia collaborazione, convinto come sono che per far convivere di fronte ai processi di globalizzazione economica e sociale, democrazia e modernità sia indispensabile rendere attuale la memoria di quelle fasi storiche che hanno segnato la vittoria della libertà e della democrazia.

Sergio Cofferati

Il progetto di una nuova stagione per l'ANPI merita attenzione e propone un rinnovamento a mio parere molto importante. La Lotta di Liberazione e la Resistenza sono state tappe fondamentali per costruire nel nostro Paese la Repubblica, riconquistare la democrazia e scrivere con pazienza ed efficacia la Carta Costituzionale, riferimento della nostra libertà, sistema di regole condivise e pratica quotidiana.

Già da alcuni anni l'ANPI ha dato alla sua attività un profilo che condivido per intero, quello di coinvolgere e parlare alle generazioni più giovani. È una vocazione presente anche nella stessa ragione istitutiva dell'Associazione. Credo che questo impegno abbia un valore immenso, perché soltanto attraverso la conoscenza di ciò che è accaduto si crea la consapevolezza necessaria a far sì che non accada mai più.

Per tutti questi motivi vi auguro buon lavoro e sono certo che anche grazie al vostro impegno non perderemo mai di vista i valori che stanno alla base della nostra democrazia.

Vasco Errani, Presidente della Regione Emilia-Romagna

Si deve essere grati all'ANPI per aver rappresentato, nel corso della propria storia, un elemento centrale di testimonianza e di impegno a difesa della democrazia.

Se I'antifascismo è ancora un valore fondante per la vita di questo Paese, se la memoria non è semplicemente il ricordo ma diventa volano per lo sviluppo di una consapevolezza democratica, lo dobbiamo anche all'impegno dell'ANPI, instancabile voce di libertà.
Parlare di 'nuova stagione dell'ANPI' significa aprire davvero una nuova fase nella vita dell'Associazione, nell'ambito della quale nuove energie, nuove generazioni raccolgono il testimone di chi, in prima persona, fu protagonista della lotta partigiana.
Questo vuol dire dare nuovo impulso alla difesa di quei valori che da sempre sono stati la ragione dell'esistenza dell'ANPI: libertà, democrazia, antifascismo, pace, difesa della Costituzione.
Spesso sentiamo parlare di dialogo tra generazioni: sì, serve davvero un dialogo che non spezzi il legame tra passato e presente, una testimonianza che deve andare incontro al futuro camminando con le gambe dei democratici e degli antifascisti che raccolgono idealmente il testimone lasciato dai Partigiani.

Le Istituzioni sono grate all'ANPI per questo forte impegno a sostegno dei valori fondanti della Repubblica e per un rinnovato slancio di partecipazione democratica nel nostro Paese.

Sabrina Ferilli, attrice

Accolgo volentieri l'invito a condividere con voi l'esigenza di rinnovare nel nostro Paese un patto tra l'ANPI e i democratici italiani per difendere il valore fondante della Resistenza ed i princìpi che l'hanno ispirata che sono princìpi di libertà, di giustizia, di democrazia. In quella insurrezione nazionale che va sotto il nome di Resistenza si distinsero i migliori uomini del Paese. Contadini e operai, artigiani e intellettuali, uomini di diverse fedi politiche seppero combattere per ridare all'Italia occupata dai nazisti l'onore perduto, la libertà. Caddero in quella lotta 62.070 partigiani mentre 33.726 furono mutilati.

Questo secondo Risorgimento viene tenuto in penombra e a volte si cerca di barattare il sacro col profano. In assenza di quella cultura umanistica del dopoguerra, aleggia oggi la cultura leggera della televisione che educa i cittadini all'individualismo, all'antipolitica, alla mistificazione. Come se ciò non bastasse avanza una politica di odio verso i diversi, gli immigrati. Pericolose per la nostra democrazia sono l'espropriazione dei mezzi di informazione pubblica, la violenza che aumenta sempre di più, i raduni dei nazifascisti che offendono la memoria di quanti si sono battuti per la nostra Liberazione.
Occorre quindi tenere viva una vigilanza popolare ed occorre nello stesso tempo sostenere con forza una campagna che risvegli nelle nuove generazioni i valori della Resistenza, dei diritti umani, per una serena convivenza.
Aderisco quindi alla vostra richiesta che mira a costituire un 'volontariato per la democrazia' e come volontario sappiate di poter sempre contare su di me.

Con affetto.

Pietro Folena, ex Deputato

Ho salutato le decisioni congressuali dell'ANPI – di aprirsi alle nuove generazioni, e di iniziare una nuova battaglia antifascista delle idee – e ora condivido nel pieno le linee del documento per la Conferenza di Chianciano. È un'intera epoca nel mondo – quella nata dopo il '45 – in discussione: la crisi delle democrazie occidentali, il venire meno della forza di grandi soggetti collettivi della partecipazione, i rischi di totalitarismo mediatico, il razzismo, l'antisemitismo e la xenofobia, la violenza e la guerra sono segnali che da un decennio danno il senso della profondità del male che corrode le conquiste operate in Europa e nel mondo dopo la sconfitta del nazifascismo.

La vittoria di Obama dà un segnale concreto di speranza per chi vuole contrastare le tendenze reazionarie e regressive che si sono via via affermate. In Italia tutto questo assume contorni persino più drammatici, perché più acuta è la consunzione del tessuto dei partiti, e perché in Italia – sulla base della demolizione dei valori portanti della Costituzione – da quindici anni opera un martello ideologico assordante. Un intero ciclo politico ha poggiato le sue fondamenta sul rovesciamento della storia repubblicana. La difesa e la valorizzazione delle conquiste della Liberazione è stata così appannaggio, per molti anni, dell'ANPI e di poche altre forze. Anche a sinistra, in nome del cosiddetto 'revisionismo‘, si è partecipato con maggiore o minore consapevolezza alla distruzione dei fondamenti repubblicani.
Se fenomeni di xenofobia e di intolleranza trovano largo spazio, e sembrano raccogliere molto consenso, ciò è dovuto a questo disarmo ideale, e all'impoverimento preoccupante delle forze democratiche organizzate. Se ho salutato l'evoluzione positiva, in alcuni importanti rappresentanti del centrodestra, delle posizioni sul 25 aprile e sull'antifascismo, tuttavia è chiaro che o esse innervano una nuova stagione di passione costituzionale e repubblicana, chiudendo l'ultimo quindicennio, oppure sono destinate a essere sepolte sotto le campagne d'odio della Lega e della destra xenofoba. Personalmente sento quindi il bisogno di ingaggiarmi con voi in questa impresa di ricostruzione e di reinvenzione di un antifascismo largo, unitario, popolare, democratico, e auguro all'ANPI di fare di Chianciano l'occasione di un forte messaggio di riscossa delle idee partigiane.

Angelo Guglielmi

Ritengo importante la decisione dell'ANPI di rilanciare e riaffermare il forte significato della lotta partigiana. Ritengo che l'auspicata unità del Paese è più autenticamente garantita come risultato della confluenza di diversità anche alternative che come patto unanimistico che cancella completamente le differenze.
Molti cari saluti.

Margherita Hack, astrofisica

Sono passati sessantasei anni da quel 25 luglio 1943 che segnò l'inizio della fine della dittatura fascista e molti giovani che non avevano mai conosciuto la democrazia ma aspiravano alla libertà, alla giustizia e si ribellavano all'orrore delle leggi razziali dettero vita spontaneamente alla nascita delle formazioni partigiane.
Oggi molti di quei giovani sono più che ottantenni, molti ci hanno già lasciato e ci domandiamo se anche l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia debba sparire con loro.
È perciò importante la proposta avanzata dall'ANPI nel suo ultimo Congresso di modificare il proprio Statuto, di iniziare una nuova stagione allargandosi a tutti coloro che sono animati da profondo spirito democratico.
L'ANPI deve avere l'importante compito di risvegliare le coscienze dei cittadini, spesso assopite da gran parte della propaganda televisiva.

Nell'auspicare una nuova stagione in difesa della democrazia nata dalla Resistenza, vorrei ricordare quella grande epopea con le parole di Piero Calamandrei, uno dei padri della Costituzione: «Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione».

Rosa Iervolino Russo

Auguro all'ANPI non soltanto di continuare la sua attività, ma di rafforzarsi sempre di più e di aprirsi all'apporto delle nuove generazioni di antifascisti per dare ancora una volta il suo contributo alla democrazia italiana, tenendo vivo il ricordo della Resistenza e facendolo rivivere nell'impegno di oggi per la libertà, la democrazia, la giustizia e la pace.
Vorrei sottolineare due tra gli aspetti della Resistenza che a mio avviso la distinguono da altri episodi della storia italiana e che contribuiscono a farne un elemento fondante della nostra democrazia.

Il primo è dato dalla partecipazione ad essa di tantissimi italiani ed italiane che in prima persona e liberamente vollero impegnarsi per il loro Paese, cittadini e non più sudditi di uno Stato totalitario; il secondo dal fatto che la Resistenza armata contro i nazifascisti fu nello stesso tempo una rivolta contro la guerra in quanto espressione più completa della cultura e dell'ideologia fascista.
La partecipazione alla Resistenza fu certamente di popolo, numerosa ed estesa in molte parti d'Italia. Operai, artigiani, insegnanti, studenti, molti che avevano portato o portavano ancora la divisa militare si sentirono di nuovo 'cittadini‘ dopo lunghi anni di dittatura. Queste personalità si sono rivelate, negli anni del dopoguerra testimoni riflessivi e consapevoli di quei momenti, ne hanno illustrato il significato e ne hanno messo in evidenza tanti aspetti diversi. Non solo la ricordano ma riflettono, spiegano e ci comunicano di non essere soltanto i lontani attori di un episodio della storia che, inevitabilmente, si allontana sempre più nel tempo e sbiadisce nella memoria. Gli uomini e le donne della Resistenza sono e restano costruttori della storia e della democrazia del nostro Paese perché essi indicarono con la loro lotta la strada di un nuovo impegno di partecipazione politica, che aveva il suo nemico nel fascismo ma anche nella miseria, nei rapporti sociali e politici di dipendenza, nell'ignoranza, nella guerra.

Nella guerra, appunto. Il rifiuto della guerra, dicevo, è un aspetto che mi interessa particolarmente sottolineare. È innegabile che la Resistenza abbia avuto un carattere militare e che sia stata una lotta armata.
Nessuna altra forma di opposizione, del resto, sarebbe stata possibile all'occupazione nazista e alla decisione dei fascisti italiani di continuare la guerra a fianco della Germania. Tuttavia la decisione, che fu presa singolarmente da molti italiani, di prendere o riprendere le armi dopo anni di guerra, non rappresentò soltanto la decisione di schierarsi con uno dei due contendenti in uno scontro che vedeva in due campi nemici tutte le nazioni e i popoli del mondo. Essa fu una scelta di contenuti motivata dal rifiuto consapevole e definitivo del fascismo e delle sue implicazioni, la repressione del dissenso, la violenza, il razzismo, la guerra. Perché la violenza, il razzismo e la guerra avevano devastato le coscienze, oltre che i Paesi, e pesavano come un incubo sul destino delle persone. Nacque un rifiuto intimo e spontaneo del fascismo, rifiuto che traeva le sue origini dalla vita di ciascuno, dalle sofferenze, dalle ferite, dai lutti vissuti.
E da questa consapevolezza individuale derivarono una riflessione ed una scelta collettiva che trovarono poi espressione nella Costituzione della Repubblica, nella quale la democrazia e il rifiuto del fascismo sono strettamente connessi, a partire da quell'articolo 11 ('L'Italia ripudia la guerra…') che contribuisce, insieme con altri, a definire il carattere democratico della nostra Repubblica.

Questa consapevolezza del legame indissolubile tra la Resistenza, la Democrazia e la Costituzione Repubblicana, di cui l'ANPI è preziosa custode e testimone, deve essere trasmessa alle giovani generazioni con sempre maggiore chiarezza. Per questo saluto con particolare gioia la vostra scelta di aprire 'Una nuova stagione per l'ANPI'.

Laurana Lajolo, storica

Credo che il compito principale dell'ANPI sia quello, come sempre, di difendere la democrazia partecipativa della nostra Carta Costituzionale, che ha già subito profonde trasformazioni nel corso di questi anni e non solo per l'intervento delle forze della destra. Si è ormai confermata un'egemonia della cultura di destra, mentre la cultura resistenziale è sempre più flebile e timida nel progettare e nel delineare una visione del mondo.

Detto questo, il tema fondamentale che porrei al centro della riflessione dell'ANPI è 'quale democrazia', pensando anche ad attività culturali decentrate e gestite con organismi culturali del territorio.

Fabrizio Matteucci, Sindaco di Ravenna

Quando ero ragazzo i racconti dei partigiani si respiravano nell'aria.

Sono convinto che per molti della mia generazione gli ideali della Resistenza sono stati la molla che li ha spinti all'impegno politico e civile.

Ravenna ha dato un contributo fondamentale alla Lotta di Liberazione.
A Ravenna sono nati Arrigo Boldrini e Benigno Zaccagnini, valorosi partigiani, padri costituenti, grandi amici pur nella diversità di idee.
Non ho avuto la fortuna di conoscere Benigno Zaccagnini (a parte i rari incontri dal barbiere di viale Farini). Al contrario conoscevo molto bene Boldrini.
Ricordo benissimo che Arrigo credeva molto in quei valori che ritroviamo scritti nella Costituzione. «Bisogna ricordare degnamente il cemento dell'identità e dell'unità nazionale», disse Bulow nell'ultimo discorso da presidente dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia.
Era l'agosto del 2004 e la maggioranza di governo di centrodestra di allora aveva annunciato di voler tagliare i fondi per la celebrazione dei sessant'anni della Resistenza.
Anche oggi vale quell'appello a mantenere vivi i valori della nostra Carta Costituzionale.
Ravenna è una città dove la cultura civile e democratica è profondamente radicata. L'indegna gazzarra messa in scena da alcuni esponenti del PdL quando abbiamo collocato il busto di Arrigo Boldrini di fronte a quello di Benigno Zaccagnini in municipio ha profondamente rattristato ed indignato buona parte dei miei concittadini: è stato come dare una schiaffo alla storia di Ravenna e di tutto il Paese.
Questo ha reso ancora più dolorosa la scomparsa di Arrigo, avvenuta oltre un anno fa.
Ha fatto sentire ancora di più la sua mancanza, ma ha radicato ancora di più in molti di noi la convinzione che non possiamo rinnegare quei valori.
Certo, la complessità dei fatti storici è enorme. E ogni guerra ha momenti tragici nel dopoguerra. I morti meritano tutti la stessa umana pietà. Ma tutto questo non può portare a stravolgere il giudizio su questa pagina fondamentale del nostro passato. Negare l'importanza della Resistenza partigiana sarebbe come cancellare le radici del nostro Paese, perché la Resistenza partigiana ha segnato la nascita della democrazia in Italia.
L'ANPI ha svolto e continua a svolgere, con grande coerenza e passione, un ruolo prezioso.
Ponendo argini alla rimozione e ai vari tentativi di revisionismo storico che, ciclicamente, si affacciano sulla scena locale e nazionale.
Impegnandosi a tenere viva la memoria collettiva, proponendosi come custode dinamica di quei valori di antifascismo e democrazia che sono estremamente attuali.
L'ANPI è un'Associazione fatta di donne e di uomini. Ma è soprattutto un patrimonio di valori inestimabili, che sopravvivono a chi ha combattuto perché questi valori fossero patrimonio di tutta la comunità.
Oggi più che mai, con la crisi economica e sociale che colpisce anche il nostro Paese, con i tentativi quasi quotidiani di stravolgere i princìpi della nostra Costituzione, in questo momento di forte disamore degli italiani per la politica, l'azione dell'ANPI è quanto mai necessaria.
La democrazia è una conquista che si costruisce giorno per giorno, con il confronto ed il dialogo. E grazie al contributo di tutti.

L'ANPI non può fare mancare il suo apporto.
La lezione che ci viene dalla Resistenza è chiara e netta.
«Noi abbiamo combattuto per quelli che c'erano, per quelli che non c'erano e anche per chi era contro». Mi piace ricordare ancora una volta quella bellissima frase di Arrigo Boldrini.
Penso che anche questa nuova stagione dell'ANPI debba ripartire da quello slancio generoso che portò oltre sessant'anni fa uomini e donne di diverse estrazioni politiche a combattere perché fossero riconosciuti a tutti gli stessi diritti.

Elena Paciotti, Presidente della Fondazione Lelio e Lisli Basso

Cari amici, vi ringrazio molto della lettera con la quale mi comunicate il progetto di una rinnovata missione dell'ANPI.
Vi dico subito che trovo il progetto di grande interesse e, confessando di aver scoperto solo ora che si può diventare soci dell'ANPI anche senza essere stati partigiani (come e il mio caso, quanto meno per ragioni anagrafiche), chiedo subito di iscrivermi.
Non dimentico che la guerra partigiana in Italia non fu, come in altri Paesi, la continuazione della guerra di resistenza contro l'invasore, che da noi era invece insediato sul territorio come alleato; fu anche rivolta civile contro il regime che ci aveva portato alla guerra.
La Resistenza lasciò sul campo e nei luoghi di sterminio e di tortura migliaia di vittime, ma conquisto al nostro popolo dignità e libertà.
Coloro che hanno combattuto nella Resistenza italiana o partecipato alla insurrezione avevano piena coscienza delle proprie possibilità e delle proprie responsabilità.

Mi è capitato di leggere le lettere di un giovanissimo partigiano che aveva diciotto anni quando si unì alla Resistenza e diciannove anni quando fu fucilato dai fascisti. Mi ha sorpreso la maturità della sua passione civile, che emerge da una lettera, mai spedita, agli amici contro la 'diseducazione' alla politica, contro i pregiudizi sulla 'sporcizia' della politica, sull'essere un lavoro di 'specialisti‘, contro l'egoismo che induce a sfuggirla. «Se ragioniamo – scriveva il giovanissimo Giacomo Ulivi – il nostro interesse e quello della cosa pubblica finiscono per coincidere. Appunto per questo dobbiamo curarla direttamente, personalmente, come il nostro lavoro più delicato e importante. Perché da questo dipendono tutti gli altri. Se non ci appassioniamo a questo, se non lo trattiamo a fondo, specialmente oggi, quella ripresa che speriamo, a cui tenacemente ci attacchiamo, sarà impossibile... Non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere!... Avete il dovere, se il vostro istinto non vi spinge a esercitare il diritto, di badare ai vostri interessi, di badare a quelli dei vostri figli, dei vostri cari».
Per fortuna di noi, che viviamo più di mezzo secolo dopo il consapevole sacrificio di quanti hanno combattuto e consentito di vincere il nazismo e il fascismo, la lezione sulla necessità dell'impegno per costruire un comune e più giusto destino fu, allora, raccolta.
L'Assemblea Costituente – eletta per la prima volta a suffragio davvero universale, perché al voto parteciparono anche le donne e furono elette delle donne – riuscì ad approvare una Costituzione di straordinario valore per la saldezza, l'equilibrio e la modernità del disegno. In Italia, la Costituzione della Repubblica ci ha assicurato libertà e democrazia.
In Europa, la straordinaria 'invenzione' politica della Comunità Europea ha assicurato la pace all'interno di un continente che per tutti i secoli precedenti era stato dilaniato da guerre fratricide e, nell'ultimo mezzo secolo, aveva conosciuto le più feroci dittature e provocato due guerre mondiali.
L'ltalia repubblicana è stata fra i Paesi fondatori della Comunità Europea.
Ora l'Europa – riunificato il continente, dopo il crollo del muro di Berlino, in una Unione sovranazionale – potrebbe essere fra i promotori di un nuovo ordine mondiale teso a garantire i diritti fondamentali delle persone e la convivenza pacifica fra i popoli.
Per molti di noi potrebbe – dovrebbe – essere un obiettivo appassionante, da perseguire con determinazione e con fiducia, senza scoraggiarci di fronte alle difficoltà. Tanto più che abbiamo la fortuna di poterci impegnare senza alcun rischio di dover pagare il prezzo tremendo che e stato pagato da coloro che hanno combattuto per la nostra libertà.
Di nuovo vi ringrazio.
Con molta cordialità.

Claudio Pavone, storico

Ho 88 anni, e come potrei non augurarmi che l'ANPI viva più a lungo di me? Auguri per la vostra opera e molti cordiali saluti.

Giorgio Pighi, Sindaco di Modena

Ringrazio I'ANPI che ha deciso di dare vita a un nuovo progetto per il futuro, scommettendo sul contributo delle nuove generazioni antifasciste e sulla continuità di un impegno che deve tenere vivo il ricordo di una pagina gloriosa e straordinaria di passione civile, quella della Resistenza, che a Modena, nella nostra provincia, in Emilia-Romagna, ha coinvolto migliaia di cittadini, di giovani, di donne e uomini che hanno messo in gioco la propria vita per la riconquista di un bene primario e prezioso: la libertà.
Mentre e doveroso continuare a ricordare il sacrificio di quanti combatterono per un mondo più libero e più giusto, in cui fosse possibile vivere con dignità e in pace, come patrimonio da consegnare alle generazioni future, è indispensabile riflettere sul presente.

II mondo contemporaneo purtroppo sembra smentire quelle aspirazioni, e la guerra, quasi sempre alimentata dalle ingiustizie, infiamma diverse aree del pianeta, purtroppo quotidianamente alla ribalta delle cronache per la drammaticità della situazione, ma anche in regioni dimenticate dai media, perché di scarso interesse economico o politico, per il mondo ricco e potente di cui facciamo parte.
Questo rende necessario continuare I'impegno per un mondo in pace nella giustizia, e dunque la funzione di un'Associazione come I'ANPI e tutt'altro che esaurito.
Tra i suoi compiti c'è anche quello di ricordare i valori qualificanti della nostra Costituzione, figlia della Resistenza e degli ideali che I'hanno pervasa, con il suo esplicito impegno per il perseguimento di politiche di pace, di uguaglianza, di tutela del diritti di tutti, di giustizia e solidarietà.
Una Costituzione che si voleva stravolgere e che, grazie all'impegno e alla sensibilità della gran parte della società italiana, è rimasta integra nei suoi valori fondanti e universali.
Chi si riconosce nei valori della Resistenza ha la consapevolezza che i partigiani hanno combattuto per degli ideali giusti, per ridare dignità ed onore al Paese.
II recupero della memoria storica e la conoscenza degli avvenimenti del nostro recente passato sono invece necessari ed utili anche per comprendere meglio il presente.
Soprattutto perché una comunità senza memoria e senso di identità collettiva fondata su comuni valori, è troppo fragile di fronte alle sfide del presente e del futuro.

Dobbiamo quindi continuare in questo nostro impegno per affermare che ancora oggi I'antifascismo e la Resistenza costituiscono gli elementi fondanti della nostra identità nazionale, perché definiscono uno spazio democratico che consente a chiunque, anche a chi non condivide questi valori, di convivere pacificamente con gli altri.
Perché attraverso I'antifascismo e la Resistenza è passato un impegno di affermazione costante dei valori di solidarietà, libertà, tolleranza, uguaglianza, giustizia sociale, convivenza civile, che sono gli unici valori che possono consentire ad una comunità di vivere e prosperare democraticamente.
Per questo c'è ancora bisogno dell'ANPI e del suo grande patrimonio storico e ideale, per fare vivere questi valori nella società contemporanea.

Cesare Salvi, ex Senatore

La decisione dell'ANPI di porsi come 'coscienza critica‘ del nostro Paese e di affidare il futuro dell'Associazione alle generazioni nate dopo la guerra, è un elemento di grande vitalità nello scenario della vita politica e democratica italiana.
È una scelta che consente di non disperdere il contributo – attento e costante e di grande livello – che i protagonisti della Resistenza hanno dato nei quasi 65 anni di Storia repubblicana del nostro Paese. Ma è una scelta, soprattutto, che permette di rinsaldare quei valori della Resistenza, fondamenti della Costituzione, che restano ancora – oggi e sempre – ancoraggi della nostra democrazia.
Non bisogna, ahinoi, guardare lontano per comprenderne la necessità: svolte autoritarie, con le ronde nelle strade; tentazioni razziste, con il tentativo di trasformare i medici d'ospedale o i maestri di scuola in delatori di Stato; leggi e pubbliche dichiarazioni per imbrigliare la libera stampa; un fastidio sempre dichiarato nei confronti del Parlamento, visto come elemento di freno invece che come massima tribuna di democrazia. Un continuo attacco ai princìpi, ai capisaldi stessi, della Costituzione e della vita democratica.
Per questo è importante riconfermare, ogni volta, che le nostre radici sono, in primo luogo, proprio nella Costituzione Repubblicana, espressione di uno dei momenti più alti della storia italiana. In quella Costituzione che si vorrebbe banalizzare e rimuovere.

Come comincia la nostra Costituzione? L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Alla base della nuova democrazia che stavano costruendo, sulle macerie del fascismo e della guerra, i nostri padri vollero solennemente proclamare il valore sociale del lavoro.
Il lavoro dell'operaio, dell'insegnante, del piccolo imprenditore.
Il valore sociale del lavoro, una società nella quale una persona viene misurata per quello che è e non per quello che ha.
Ecco perché nella nostra Costituzione si afferma il diritto ad avere un lavoro, si afferma il diritto a un trattamento economico che assicuri un'esistenza libera e dignitosa, il diritto al mantenimento per ogni cittadino sprovvisto dei mezzi necessari per vivere, il diritto alla salute e all'istruzione come diritti universali.
Diritti oggi negati nei fatti, negati a chi è disoccupato, negati ai lavoratori precari e sottopagati, negati ai milioni e milioni di italiani, costretti a vivere con salari e stipendi da fame.
È vecchia la nostra Costituzione? No, è nuova, è fresca, ci parla dell'oggi e del domani, di una società e di una democrazia da costruire.

Se i diritti sociali e del lavoro non vengono garantiti, non solo la società è ingiusta, ma la democrazia è un vuoto guscio.
«La democrazia non è soltanto metodo, ma è anche un'ideale: è l'ideale egualitario. Dove c'è soltanto la democrazia formale un regime democratico non è destinato a durare, la democrazia diventa un nome vano». E la frase è di un grande maestro del pensiero progressista: Norberto Bobbio. Avvertiamo tutti che la profezia del maestro rischia di avverarsi: c'è un pensiero unico dominante che non tollera pensieri diversi.
Anche per questo la decisione dell'ANPI di tornare ad essere giovane anche anagraficamente – oltre che nelle idee che non devono invecchiare – aprendosi ai figli e ormai ai nipoti dei protagonisti della Resistenza, è una scelta a difesa della stessa democrazia e dell'Italia.

Gian Mario Spacca, Presidente della Regione Marche

Saluto con soddisfazione questa nuova stagione dell'ANPI, una missione che si rinnova sulla scorta di un passato fondamentale per la storia del nostro Paese.
Casa dell'antifascismo e dei princìpi della Costituzione, I'ANPI è un punto di riferimento per tutti i democratici, ancor più importante nei momenti di crisi come quello che stiamo attraversando, dove cresce il bisogno di fiducia e di speranza.
Per tutti, soprattutto per i più giovani, è necessario un modello di riferimento capace di esercitare un ruolo di coscienza critica, per favorire un atteggiamento positivo verso il domani e dare prospettive ai progetti di vita.
Il progetto che perseguite, con il contributo di iscritti, partigiani, combattenti e patrioti insieme ad esponenti del mondo della cultura, dei sindacati, dei partiti, delle associazioni democratiche, permette la coesione tra le generazioni, un'unione fondata sugli stessi valori: pace, giustizia e libertà. Ideali che la Carta Costituzionale ha posto a base della convivenza della comunità.

Un plauso dunque alla missione ed all'impegno dell'ANPI, che non vuole sostituirsi ai partiti ma svolge il prezioso compito di stimolare un processo unitario tra le forze politiche. Per il bene comune.

Fulvio Tessitore, docente universitario, componente dell'Accademia Nazionale dei Lincei

Sono convinto che l'ANPI abbia ancora una importante funzione da svolgere, a condizione che si trasformi in una Associazione di cultura storica e politica di vasta aggregazione sociale per l'assolvimento di una funzione precisa e di capillare penetrazione sociale.
A mio credere tale compito deve essere preliminarmente rivolto allo studio rigoroso del periodo della Resistenza, negli anni conclusivi della Seconda guerra mondiale e di nascita della Repubblica democratica.
Rifiutando una storiografia apologetica o negazionistica, in polemica con un revisionismo di comodo o servile, è necessario promuovere una rigorosa ricerca storiografica che guardi il periodo e la funzione della lotta partigiana in generale e nelle sue singole parti (differenze organizzative dei vari gruppi, diversità territoriali, composizione sociale culturale e ideologica dei vari gruppi, ecc.), nonché singole figure di particolare rilievo.

Ciò richiede, come è ovvio:

  1. la raccolta e la conservazione sistematica, con criteri scientifici, del maggior numero possibile di documenti, comprendendo tra questi anche memorie, memoriali, interviste, dichiarazioni di singoli partigiani (promuoverei queste ultime raccolte prima che scompaiano i protagonisti della lotta partigiana);
  2. la definizione di un preciso programma e la configurazione di una o più collane di studi, testi e documentazione (anche fotografica), e di 'quaderni' o 'opuscoli'. Si dovrebbe pensare subito ad una accurata registrazione dei documenti, nelle varie sedi dove sono conservati, e a ricerche bibliografiche su quanto già è pubblicato;
  3. la individuazione di una serie programmata di seminari, in varie sedi, e di corsi di lezioni nelle nostre scuole di ogni ordine grado (dalle elementari alle universitarie), stabilendo costanti rapporti con le direzioni e i Docenti delle varie scuole;
  4. indispensabile è un rapporto organico con l'Istituto Nazionale per la Storia della Resistenza, che ha sede a Milano.

Affiderei il compito e la funzione della rinnovata ANPI all'incidenza del concreto lavoro fatto, con rigore di metodo e in fedeltà ai valori ed ideali che la Resistenza ha seguito e ha ispirato nel momento, tragico e solenne, della lotta contro le dittature e della nascita del nuovo Stato democratico.

Flavio Zanonato, Sindaco di Padova

Trasmettere alle ragazze e ai ragazzi il patrimonio di idee e di valori che hanno segnato la storia dell'ANPI, che sono alla base della nostra democrazia e della nostra convivenza civile, è una missione fondamentale per lo stesso futuro del nostro Paese.
L'antifascismo, la democrazia, la solidarietà devono sempre più diventare patrimonio condiviso e questa battaglia culturale deve coinvolgere le istituzioni, i partiti politici, la società civile.

Cari saluti e auguri di buon lavoro.