Salta al contenuto principale

Un preside porta il duce a scuola e un imprenditore vuole intitolargli l'areoporto

A Forlì c'è chi propone di intitolare l'areoporto a Mussolini mentre ad Ascoli un preside espone nel suo istituto un ritratto del medesimo. Non è chiaro se c'è da ridere o da piangere.

Di sicuro, in entrambe, c'è una sorta di laido sbracamento nostalgico che si sarebbe tentati di seppellire – come suggeriva Edoardo De Filippo – sotto un coro di squillanti pernacchie.

Ma pur con qualche sforzo dobbiamo comunque cercare di capire.

Perché nell'Italia del 2012 un imprenditore romagnolo forse un po' bollito e un preside di Ascoli forse pronto per la pensione se ne escono con idee grottesche prima ancora che offensive e illecite?

Già, un dipinto e un areoporto per sua eccellenza Benito Mussolini, quello, tanto per ricordare, responsabile delle leggi razziali, di ottocentomila morti, della distruzione e la rovina economica del Paese.

Pochi dubbi: sono entrambi i frutti volgari – modello souvenir di Predappio – di un revisionismo storico che ha spalancato le porte non alla riflessione onesta ma all'arroganza vigliacca dei perdenti.

A questo punto solo due domande.

La prima: c'è ad Ascoli un provveditore agli studi che ricordi al saputello ma molto incauto preside che l'autonomia didattica e cosa diversa dal cretinismo fascista?

La seconda: c'è qualcuno a Forlì, magari il questore o il prefetto, che si ricordi chè l'apologia del fascismo nella Repubblica italiana nata dalla Resistenza sia un grave reato?

Mi. Urb.