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Giacomo Cappellini

Nato a Cerveno (Brescia) il 24 gennaio 1909, fucilato a Brescia il 24 marzo 1945, insegnante, Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.

Maestro nel suo paese natale in Val Camonica, Cappellini subito dopo l'armistizio - pur non avendo obblighi militari sia per l'età, sia perché aveva già due fratelli al fronte - organizzò con alcuni giovani di Cerveno una delle prime formazioni partigiane operanti nella zona di Lozio. Ferito durante uno scontro il 21 gennaio 1945 a Laveno - mentre era alla testa di un battaglione della Brigata "Ferruccio Lorenzini" della Divisione Fiamme Verdi - Cappellini fu incarcerato e fucilato dai fascisti della repubblica di Salò, dopo due mesi di prigionia e di sevizie nel castello di Brescia. La motivazione della massima ricompensa al valor militare concessa alla sua memoria dice: "Modesto maestro elementare in un villaggio valligiano, all'inizio della lotta contro l'oppressore nazifascista, abbandonò la sua missione per organizzare una delle prime formazioni partigiane di Val Camonica, con cui per 17 mesi divise i rischi e le durezze della lotta. In un'imboscata tesa dal nemico, fece scudo di se stesso ad un suo partigiano, attirando su di sé la reazione avversaria. Ferito al viso e ad una spalla, cessò di far fuoco solo quando la sua arma divenne inerte per inceppamento; catturato, sopportò per due mesi durissimo carcere, continui martiri e inumane sevizie, chiuso nel suo sdegnoso silenzio, senza nulla svelare che potesse danneggiare la causa per cui combatteva. Fu sordo alle lusinghe di aver salva la vita se avesse indotto i suoi uomini alla resa e ad ogni nuova tortura che il nemico rabbioso gli infliggeva, rispondeva sorridendo che i partigiani non sono dei vili. Stroncato dalle sevizie barbaramente inflittegli, esalava l'ultimo respiro gridando: «Viva l'Italia!»". Durante la prigionia nel torrione detto della "Mirabella" (che oggi ospita una parte del Museo del Risorgimento), Cappellini scrisse ai fratelli nobili lettere, che sono state raccolte proprio sotto il titolo "Alla Mirabella". Al nome di questo eroe della Resistenza sono state intitolate strade a Brescia e in alcuni Comuni delle valli dove si era battuto per la libertà.