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Emilio Sereni

Nato a Roma il 13 agosto 1907, deceduto a Roma il 20 marzo 1977, studioso di Agronomia, dirigente del Partito Comunista Italiano.

Nel trentesimo anniversario della scomparsa di Emilio Sereni, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato ai partecipanti al convegno "Una biblioteca come biografia" (promosso dall'Istituto "Alcide Cervi" con la Confederazione Italiana Agricoltori di Reggio Emilia e la collaborazione dell'Istituto Nazionale di Sociologia Rurale), un messaggio.

Nel testo, il Presidente della Repubblica sottolinea che Sereni ha rappresentato per lui "un punto di riferimento per la serietà della ricerca, la vastità del sapere, la passione politica e l'attitudine pedagogica". "Egli - ricorda il messaggio di Napolitano - partecipò alla lotta contro il fascismo e alla Resistenza subendo con coraggio il carcere, la tortura e l'esilio. Fu membro autorevole della Assemblea Costituente e sempre portò nel dibattito politico e culturale il peculiare contributo delle sue competenze in tema di economia agraria e di storia del capitalismo e dell'agricoltura italiana, con uno sguardo attento alla realtà e ai problemi di diversi sistemi economici". Napolitano ha sottolineato pure che "con la prossima inaugurazione ed apertura della biblioteca e dell'archivio Sereni, si rende un servizio al pubblico e nel contempo si tributa il giusto onore alla figura di un grande intellettuale che seppe intrecciare politica e cultura".

Sereni subì, per una delazione, il primo arresto a Portici nel 1930. Era da poco rientrato a Napoli da Parigi, dove aveva preso contatto con i dirigenti del Centro estero del P.C.d'I. Portato davanti al Tribunale speciale con Manlio Rossi Doria, i due saranno condannati a 15 anni di reclusione. Grazie ad amnistia, Sereni è liberato nel 1935. Espatriato con la famiglia in Francia continua nell'attività politica e il 1940 lo vede a Tolosa, intento a ricreare quei collegamenti che, l'anno successivo, porteranno alla costituzione di un CLN in nuce. Tra il 1942 e il 1943 Sereni si collega alla Resistenza francese e comincia a pubblicare La parola del soldato, un giornale clandestino rivolto ai militari delle forze d'occupazione italiane in Francia.

Non trascura, tuttavia, il suo impegno di studioso e scrive quello che è considerato un classico della letteratura storico-economica del Novecento: La questione agraria nella rinascita nazionale. Il libro uscirà a Roma soltanto nel 1946. Ma nel 1943 Emilio Sereni finisce di nuovo in manette. Il 17 giugno i carabinieri delle nostre forze di occupazione in Francia lo arrestano. Carcerato e torturato nel forte di Antibes, lo studioso antifascista è giudicato da un nostro Tribunale militare, con altri otto coimputati, per "direzione di guerra civile e incitamento alla diserzione". La condanna è a 18 anni di reclusione e Sereni, nonostante il governo Badoglio sia subentrato a quello di Mussolini, è tradotto nel carcere di Fossano (Cuneo). Fallito un tentativo di evasione, il dirigente comunista finisce nelle mani delle SS, che fortunatamente non sanno quale sia la sua vera identità.

Rinchiuso per sette mesi nel "braccio della morte", è liberato nell'agosto del 1944 e si porta a Milano. Qui dirige, nonostante sia malato, il lavoro di propaganda e, con Luigi Longo, rappresenta il PCI nel CLN dell'Alta Italia. Nei giorni dell'insurrezione è Emilio Sereni che sottoscrive, a nome del PCI, il manifesto dell'assunzione dei poteri da parte del CLN della Lombardia ed è sempre lui che, dopo la Liberazione, presiede il CLN lombardo ed è nominato commissario per l'Alta Italia dal ministero degli Interni. Nel dopoguerra Sereni, membro della Direzione del suo partito e membro della Costituente, organizza i Consigli di Gestione, è ministro (prima dell'Assistenza postbellica e poi dei Lavori pubblici) nel secondo Gabinetto De Gasperi, parlamentare sino al 1972, responsabile del settore culturale del PCI, membro dell'Esecutivo mondiale dei Partigiani della Pace, presidente dell'Alleanza Nazionale Contadini. Un impegno massacrante, che non gli impedisce tuttavia di continuare nel lavoro scientifico che si concretizza nell'insegnamento universitario e in diversi libri, tra cui: Il capitalismo nelle campagne 1860-1900 (1947), Storia del paesaggio agrario (1962), Comunità rurali dell'Italia (1965), Capitalismo e mercato nazionale (1967).

Di Emilio Sereni sono anche innumerevoli saggi comparsi su Critica marxista, che diresse dal 1966; per sua iniziativa sorse l'Istituto "Alcide Cervi" che, nel trentennale della morte, ne tramanda il messaggio e l'impegno.