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Luciano Ligabò

Nato a Verona il 23 luglio 1912, ucciso a Trissino (Vicenza) il 9 settembre 1944, funzionario pubblico, Medaglia di bronzo al valor militare alla memoria.

Era impegnato nell'Azione Cattolica e negli scout. Quando il fascismo decise, nel 1931, lo scioglimento delle organizzazioni giovanili cattoliche, Ligabò espresse apertamente il suo dissenso. Non solo: l'anno dopo istituì, aiutato da alcuni amici, una biblioteca presso la parrocchia di S. Eufemia, che si trasformò presto in una sorta di succursale delle disciolte organizzazioni. L'attività tra i giovani non distolse, tuttavia, Luciano Ligabò dai suoi studi. Laureatosi in Scienze naturali all'Università di Padova nel 1936, cominciò ad insegnare a Pisa ma, appena poté, tornò nella sua città. Tre anni dopo per Ligabò una nuova laurea: questa volta in Farmacia. Ma il giovane, ancora insoddisfatto, si mise a frequentare il corso di Chimica pura all'Università di Modena. Con tale curriculum non gli fu difficile vincere, era il 1940, il concorso pubblico a direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Verona. Ciò non impedì che l'anno successivo il funzionario venisse chiamato alle armi, sia pure con destinazione la farmacia dell'ospedale militare della sua città. L'armistizio e il rifiuto di Ligabò di collaborare con i tedeschi, lo indussero a prendere la strada della montagna. Inquadrato nella Brigata garibaldina "Ateo Garemi", il "dottor Luli" (questo il suo nome di battaglia) ebbe l'incarico di medico della formazione, che aveva la sua base a Selva di Trissino. Il 9 settembre del 1944, i nazifascisti decisero di "bonificare" la zona occupata dai partigiani e vi effettuarono un rastrellamento in grande stile. Il "dottor Luli" non volle abbandonare il partigiano genovese Mario Pavone ("Macario"), affidato alle sue cure per gravi ferite alle gambe; con l'aiuto di Isidoro Danese, un giovane partigiano di Montecchia di Crosara (Verona), il dottore sistemò "Macario" su un carrettino e si avviò verso Monte Croce del Bosco. Raggiunti dai nazifascisti, i tre patrioti furono trucidati lungo la strada. A Verona, per ricordare Luciano Ligabò, gli hanno intitolato una via.