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Sirio Corbari

Nato a Faenza (Ravenna) il 10 gennaio 1923, impiccato a Castrocaro (Forlì) il 18 agosto 1944, operaio meccanico, Medaglia d'oro al Valor militare alla memoria.

Leggendaria figura di combattente, per le imprese compiute nel Forlivese, individualmente e al comando di un gruppo di partigiani conosciuto con il suo nome, Corbari era già noto nella zona, prima della guerra, come calciatore. Chiamato alle armi nel 1942, il giovane fu destinato al I Reggimento pontieri. Egli si trovava a casa in licenza di convalescenza quando sopravvenne l'armistizio e non esitò a prendere parte (con il nome di battaglia di Silvio, che era poi il nome col quale lo chiamavano i familiari e gli amici), alla guerra di liberazione. Accusato dell'uccisione di un milite fascista, Corbari si rifugiò in montagna e, con altri giovani di diverse correnti politiche, costituì una formazione che, per dodici mesi, condusse una lotta senza tregua contro i nazifascisti. La motivazione della ricompensa alla memoria condensa in poche righe un anno di attività partigiana di Corbari: "Comandante di un battaglione partigiano da lui stesso costituito, terrorizzava con attacchi improvvisi e di estrema audacia i presidi nazi-fascisti della Romagna, creando attorno a sé fama di leggendario eroe, inesorabile contro ogni prepotenza ed oppressione. Decine di colonne motorizzate nemiche furono da lui sbaragliate, caserme e reparti nazifascisti furono da lui disarmati e costretti alla resa, villaggi e paesi occupati e liberati. Ferito durante uno scontro contro forze preponderanti e catturato dal nemico, pagava col capestro il suo epico valore, concludendo la sua vita che fu simbolo di ogni ardimento e fiamma di amore per la Libertà e per la Patria". Infatti, il 17 agosto 1944, Silvio, con la sua compagnaIris Versari (che era ferita) e il partigiano Adriano Casadei, dopo alcuni scontri a fuoco con i nazifascisti, si era rifugiato in un rustico con Arturo Spazzoli, che da poco tempo si era aggregato alla formazione. Il gruppetto, a causa di un delatore (Franco Rossi, che fino a poco tempo prima aveva fatto parte della banda), viene sorpreso mentre sta riposando. Silvio e i suoi, accerchiati, rispondono colpo su colpo. Quando Iris si rende conto che, non potendo muoversi, è di ostacolo ai suoi, si uccide per non cadere viva in mano ai fascisti. I tre partigiani compiono una sortita, ma, feriti a loro volta, finiscono per essere catturati. Silvio è impiccato, con Casadei, a Castrocaro. Spazzoli è ucciso lungo la strada per Forlì. Poi i fascisti, recuperato il corpo della ragazza, portano i quattro cadaveri nel capoluogo. Li appenderanno ai lampioni in Piazza Saffi, lasciandoveli per alcuni giorni per "dare una lezione" alla gente di Forlì e della Romagna.