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Nicola Panevino

Nato a Carbone (Potenza) il 13 luglio 1910, fucilato a Cravasco di Campomorone (Genova) il 23 marzo 1945, magistrato, Medaglia d'argento al valor militare alla memoria.

Nicola Panevino era uno dei magistrati del Tribunale di Savona. Vi era arrivato nel 1942, dopo aver assolto le sue funzioni di giudice presso il tribunale minorile di Napoli. Si era iscritto al Partito d'Azione clandestino e, subito dopo l'armistizio, sposato e in attesa di una bambina, si impegnò nell'organizzazione delle prime formazioni partigiane che si stavano costituendo nella zona. Col nome di copertura di "Silva", il giudice diede vita alla Brigata GL "Savona". Divenuto presidente del CLN di Savona, il magistrato si occupò dei collegamenti con i Comitati di liberazione di Genova e di Alessandria e dell'invio di uomini alle formazioni partigiane operanti in Piemonte. Arrestato nella sua casa, mentre tornava da una riunione, da quattro militi della GNR ("Silva" non si era accorto di un segnale di pericolo, che la moglie aveva esposto a una finestra), Panevino fu prima rinchiuso nella prigione di S. Agostino e poi, a metà gennaio del 1945, in una cella di Marassi, a Genova. Sottoposto più volte a tortura nella Casa dello Studente, sede del Comando delle SS, il magistrato fu prelevato dal carcere all'alba del 23 marzo 1945, quando i tedeschi decisero l'eliminazione per rappresaglia di venti patrioti che vi erano detenuti. Tra questi anche Cesare Dattilo, comandante della "Buranello". Panevino fu massacrato in una valletta presso il cimitero di Cravasco. Dopo l'uccisione del suo fondatore, la Brigata partigiana Giustizia e Libertà "Savona", si chiamò Brigata "Nicola Panevino". Finita la guerra, ad Aliano (Matera) - paese natale del padre del giudice, Giambattista, e dove spesso il magistrato tornava - hanno apposto una lapide, dettata da Benedetto Croce e forse un po' in contraddizione con l'anagrafe e la toponomastica, che dice: "In questa casa nacque/Nicola Panevino/che/dalla tomba di Crevasco/ove cadde fucilato dai tedeschi/si eleva immortale/nella luce della storia d'Italia/e attesta/che su ogni forma di oppressione/trionfano eternamente/giustizia e libertà". Nel volume Più duri del carcere è riportato il testo di una commovente lettera del magistrato alla figlia. Nel 1964, il comune di Carbone ha intitolato a Panevino una scuola; un attivo Circolo culturale ad Aliano ne tiene viva la memoria..