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Mario Bettinzoli

Nato a Brescia il 21 novembre 1921, fucilato a Brescia il 24 febbraio 1944, perito industriale.

Era delegato degli "aspiranti" dell'Azione Cattolica in un oratorio salesiano di Brescia. Chiamato alle armi come sottotenente di Artiglieria, al momento dell'armistizio si trovava alla Cecchignola (Roma). Combatté contro i tedeschi per la difesa della Capitale ma, sopraffatto, fu rinchiuso nella sua caserma.
Il 15 dicembre 1943 il giovane ufficiale, riuscito a fuggire, raggiunse Brescia. Sul capo di Bettinzoli pendeva una condanna a morte in contumacia, emessa del Tribunale militare di Roma, ma il giovane s'impegnò subito per organizzare la Resistenza nel Bresciano. Era a capo di una delle prime bande partigiane operanti in Valsabbia, quando, il 18 gennaio 1944, "Adriano Grossi" (questo il suo nome di copertura), fu catturato dai fascisti mentre era sceso in missione nel capoluogo.
Dopo giorni e giorni di torture, sopportate stoicamente, fu fucilato nella caserma "Randaccio".