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Sergio Soglia

Nato in provincia di Bologna a Castel San Pietro dell'Emilia (oggi Castel San Pietro Terme) il 3 maggio 1926, deceduto a Bologna il 23 luglio 2003, operaio, giornalista e scrittore.

Durante gli anni della Seconda guerra mondiale risiedeva con la madre a Bologna. Conseguita la licenza di terza Avviamento commerciale, era entrato, all'età di 15 anni, come apprendista aggiustatore nella fabbrica di ascensori Sabiem; venne punito con due giorni di sospensione dal lavoro e dal salario per essere stato latore presso la direzione, assieme ad un compagno di lavoro, di un foglio che rivendicava l'aumento della paga oraria per gli apprendisti da lire 2,40 a lire 3,16, e non aveva "saputo spiegare" chi fossero stati gli ispiratori della richiesta. In seguito ai primi bombardamenti sulla città del settembre 1943, la madre lo fece "sfollare" presso il padre di lei, ad Osteria Grande, una borgata sulla via Emilia sempre in territorio castellano. In tale fase, assieme ad altri giovani del luogo, il ragazzo partecipò alle iniziali azioni della Resistenza, tracciando sui muri scritte contro i nazifascisti, disperdendo chiodi a tre punte sulla strada statale. "Ciro" (questo il nome di battaglia che aveva scelto e che avrebbe conservato per tutta la vita), nel maggio 1944, partecipò con altri compagni al disarmo dei militi del presidio della polizia ferroviaria alla stazione di Varignana, sulla linea Bologna-Ancona. Essendo diventato molto pericoloso restare sul posto, "Ciro" raggiunse Monte Cerere, nelle alture della valle dei Sillaro, dove ebbe vita la 66a Brigata Garibaldi "Jacchia". Passò poi, per sfuggire ad un rastrellamento nemico, alla più strutturata 36a Brigata Garibaldi "Alessandro Bianconcini", la grande unità combattente attiva nell'Appennino tosco-emiliano. È di quel tempo l'adesione di Soglia al Partito comunista. Sul finire dell'anno, nel periodo di grave crisi della Resistenza, "Ciro" rientrò a Bologna. Qui gli fu affidato il comando del I Battaglione "Walter Busi" della Brigata Garibaldi "Irma Bandiera", ruolo che assolse fino alla liberazione della città, avvenuta il 21 aprile 1945. Nell'immediato dopoguerra il giovane, inviato a studiare nella Scuola-convitto "Rinascita" per partigiani di Genova, vi acquisì il diploma di geometra, titolo però mai professionalmente sfruttato essendo stato subito chiamato dalla Federazione bolognese del PCI a impegnarsi nel lavoro giornalistico. "Ciro" è diventato così cronista de l'Unità e, in seguito, direttore del settimanale La Voce dei Lavoratori, organo della Camera confederale del lavoro provinciale. In quest'ultima veste, nell'aspro periodo della "guerra fredda", Sergio Soglia ha subito una pioggia di querele, appesantita da una condanna giudiziaria alla reclusione con la sospensione condizionale. Un ulteriore incidente di percorso fece scattare il meccanismo del carcere, che reputato del tutto ingiusto, ne consigliò l'espatrio clandestino in Unione Sovietica. Nella capitale russa riprese il lavoro giornalistico nella sezione in lingua italiana di Radio Mosca. Successivamente è stato in Cecoslovacchia, alla radio di Praga, dalla quale trasmetteva il programma Oggi in Italia, destinato ai lavoratori emigrati in Europa ma udibile chiaramente e largamente ascoltato nel nostro Paese. Rientrato a Bologna, dopo un breve periodo al settimanale della Federazione provinciale del PCI La Lotta, Soglia è tornato alla redazione locale de l'Unità, di cui è diventato capocronista. Nel marzo 1977 venne chiamato presso gli uffici della Giunta della Regione Emilia Romagna, per creare e dirigere la omonima rivista illustrata. Giunto il momento della pensione, "Ciro" ha dato pieno corso alla sua fervida vena di scrittore (già dimostrata negli anni della professione giornalistica), incentrata soprattutto sulla Resistenza e sulla vicenda politica. Tra i suoi principali libri: Persuasori senza maschera (1966), Dal gioco alla guerra (1975), Ai direttori del "Carlino" (1975), Uomini e gatti (1988), 1956 Clandestino a Mosca (1987), Gianguido Borghese, prefetto della Liberazione (1987), La liberazione di Bologna (1990), Ribelli per la libertà (1995). Iscritto al PCI sino al 1991, "Ciro" era poi stato sempre critico con i mutati orientamenti della sinistra italiana, ma sempre mantenendo con essa un rapporto costruttivo. Pur gravemente malato, non aveva mai interrotto i suoi legami con le associazioni della Resistenza. Proprio per questo, il 25 aprile del 2003, già fiaccato dal male, si era fatto accompagnare in piazza Nettuno, al tradizionale appuntamento davanti al Sacrario dei Caduti, dove Tina Anselmi celebrava la Liberazione. Tre mesi dopo, "Ciro" avrebbe concluso la sua vicenda umana.

R.B.