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Germano Nicolini

Nato a Fabbrico (Reggio Emilia) il 26 novembre 1919, Ufficiale del 3° Reggimento carristi, Medaglia d'Argento al Valor Militare.

L'8 settembre 1943 è a Roma. Catturato dai tedeschi, si sottrae alla deportazione con una fuga, tanto temeraria quanto miracolosa. Tornato in Emilia si dà alla macchia ed organizza la Resistenza armata, diventando Comandante del 3° btg della Brigata “Fratelli Manfredi”. Assume diversi nomi di battaglia: prima “Demos”, poi “Giorgio” ed infine “Diavolo”. Partecipa a molte battaglie (tra le altre Fabbrico e Fosdondo), riportando due ferite.Dopo la Liberazione, all'età di 27 anni, viene eletto sindaco di Correggio: votano per lui anche tre consiglieri dell'opposizione democristiana. Si distingue per l'impegno verso il disagio della popolazione più bisognosa e particolarmente degli ex combattenti, attuando così quei valori del suo credo cristiano, che lui identifica nell'ideale comunista, maturato da partigiano. Il 18 giugno 1946 viene assassinato don Umberto Pessina; dopo otto mesi l'accusa infamante: lo si vuole, a tutti i costi, colpevole del delitto, prima come esecutore materiale e poi come mandante. Viene arrestato il 13 marzo 1947; il 26 febbraio 1949 la Corte d'Assise di Perugia lo condanna a 22 anni di carcere ed alla perdita di ogni diritto civile e militare: ne sconta 10, per sopravvenuto indulto a favore di ex appartenenti alle formazioni partigiane. Per quasi mezzo secolo grida la sua innocenza e chiede, inascoltato, che lo si aiuti per la revisione del processo. Eloquente, al riguardo, il titolo del suo voluminoso libro-memoriale, “Nessuno vuole la verità”. Poi la confessione dei veri colpevoli (settembre 1991) e la loro condanna (1993). Finalmente la revisione del processo: la Corte di Appello di Perugia, in data 8 giugno 1994, lo assolve con formula piena, vittima di macchinazione politico-inquisitoriale. Riacquista tutti i diritti e gli viene riconsegnata la Medaglia d'Argento; in chiusura della motivazione si legge: “.... considerato uno dei migliori combattenti della Resistenza reggiana”.

(g.f.)