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Aurelio Tarroni

Nato ad Anfonsine (Ravenna) nel 1907, fucilato a Ravenna il 24 aprile 1944, Medaglia d'argento al valor militare alla memoria.

Marcatura Bulow





Era il vice comandante di una Divisione partigiana operativa nel Ravennate e la sera tra il 22 e il 23 aprile del 1944 si era fermato per riposare, in una casa colonica detta “la Zanchetta”, con il suo comandante (Alfredo Ballotta) e altri due partigiani. Alle prime luci dell’alba i nazifascisti diedero il via a un massiccio rastrellamento nelle campagne tra Alfonsine e Fusignano, che sorprese sette partigiani che si erano fermati nel fienile del mezzadro Ettore Zalambani. Dopo ore ed ore di combattimento, i sette patrioti furono tutti massacrati e i nazifascisti investirono anche “la Zanchetta”.
Inutile il tentativo di sganciamento: Ballotta fu colpito a morte; Tarroni, ferito ad una spalla fu catturato col partigiano Antonio Montanari e con lo slavo Reper Janez, che militava nella stessa formazione. Ai nazisti fu affidato il compito di interrogare Tarroni, trovato in possesso di delicati documenti. Il ferito fu legato per i piedi e calato a testa in giù in un pozzo; poi i suoi aguzzini lo legarono per i polsi all’inferriata di una finestra e gli accesero un fuoco sotto i piedi e, visto che non parlava, lo costrinsero a camminare, scalzo e con i piedi ustionati, per oltre un chilometro. Il tormento di Tarroni si concluse nel carcere di Ravenna, dove le camicie nere lo prelevarono e lo fucilarono a ridosso del muro del cimitero con il mezzadro Zalambani e Reper Janez.
Col nome di Aurelio Tarroni fu subito chiamato un distaccamento della XXVIII Brigata Garibaldi, che operava nella zona al comando di Arrigo Boldrini “Bulow”.
Nel dopoguerra, alla memoria di Tarroni, è stata concessa la decorazione al valore con questa motivazione: “Organizzatore e comandante di formazioni partigiana, già largamente noto per audacia, per capacità e per valore, durante una riunione tenuta in una casa, improvvisamente circondato da forze nemiche, resisteva a lungo con eroico accanimento sino a che, terminate le munizioni, caduti quasi tutti i compagni, lui stesso ferito, veniva preso prigioniero dai tedeschi. Subito sottoposto a barbare torture manteneva contegno fiero ed altamente esemplare nulla rivelando e, rivendicando la sua fede nella Patria e nella Libertà, affrontava la morte che gli veniva brutalmente data”.