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Norma Fumis Bacicchi

Nata a Wagna (Austria) il 16 agosto 1918, deceduta a Monfalcone (Gorizia) l'11 febbraio 2014. Partigiana, deportata, perseguitata politica.

Norma Fumis nasce in territorio austriaco, in un campo dove dallo scoppio della Prima guerra mondiale erano internati 15.000 profughi giuliani. Nella sua famiglia, rientrata alla fine del conflitto a Ronchi dei Legionari, in gran parte distrutto, negli anni successivi maturano sentimenti antifascisti pagati con il carcere e il confino politico.

Nel corso dell'attività resistenziale come corriera partigiana, Norma assicura i collegamenti tra i Gap, l'Intendenza “Montes” – operanti in un esteso territorio che andava dall'Isontino (Gorizia) all'intera Bassa Friulana (Udine) - e la Federazione del PCI di Trieste, dove viene arrestata nell'agosto 1944.

Era allora in atto nella città una retata che coinvolse tutto il gruppo dirigente comunista (tra cui Luigi Frausin e Vincenzo Gigante “Ugo”, Medaglie d'Oro). Come i suoi compagni, Norma Fumis viene interrogata e torturata nella sede delle SS in piazza Oberdan e all'Ispettorato di Polizia di via Bellosguardo, infine rinchiusa in isolamento nel carcere del Coroneo.

Trascorso un mese ed evitato per puro caso il trasferimento alla Risiera di San Sabba, nel quale avrebbe finito i suoi giorni, viene deportata ad Auschwitz assieme ad altri detenuti della zona, istriani e fiumani italiani e sloveni. Al lager in Polonia arriva dopo un viaggio su carri bestiame che dura una settimana, depredata di quel poco che possiede, denudata, rasata e tatuata sul braccio col n° 88740. In seguito, con l'avvicinarsi del fronte, visitata come un animale, è inviata al lavoro per 12 ore al giorno in una fabbrica di munizioni a Chemnitz, in Germania, dipendente dal campo di Flossenbürg.

Ad aprile '45 la città, insieme alla vicina Dresda, è praticamente rasa al suolo dai bombardamenti americani e i prigionieri sono trascinati nel calvario di una lunga marcia verso la regione dei Sudeti, in Cecoslovacchia. I tedeschi braccati dall'Armata Rossa abbandonano la sorveglianza solo l'8 maggio e Norma, con altre donne goriziane e di Muggia, intraprende un'ennesima via crucis a piedi, su camion, carretti, in treno, passando per Praga e raggiungendo prima Udine e finalmente Ronchi, in più di venti giorni di cammino.

Nel dopoguerra Norma Fumis svolge un ruolo importante nel movimento femminile come dirigente dell'UDI (Unione Donne Italiane) e nella politica, in qualità di prima responsabile donna della Federazione di Gorizia del PCI. Sposa nel '47 il partigiano e senatore Silvano Bacicchi seguendolo nei suoi spostamenti dovuti agli incarichi regionali e nazionali nel partito, e diviene segretario di una delle più grandi sezioni a Udine.

Vicepresidente dell'ANPI di Ronchi dei Legionari fino al conferimento alla città della Medaglia d'Argento VM, si è occupata dell'edificazione del Monumento Ossario dei 166 Caduti per la Libertà partigiani e deportati politici nei campi di sterminio fino alla completa realizzazione. Al momento della scomparsa, Norma Fumis era componente della Presidenza onoraria provinciale dell'Associazione. Carattere instancabile, preparata e rigorosa, era però una donna schiva dalle troppo retoriche celebrazioni, soprattutto di sé stessa: nel corso della sua lunga vita ha rilasciato un'unica intervista sulla sua esperienza all'ANED (Ass. naz. ex deportati politici e razziali).