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Giuliano Nicolini

Nato a Stresa (Novara) il 25 marzo 1913, ucciso a Unterlüss (Germania) il 6 aprile 1945.

Giuliano Nicolini, diplomato perito agrario-enotecnico alla Regia Scuola di viticoltura ed enologia di Alba, lavorava nell’azienda di famiglia nel commercio e importazione di vini. Nel 1942 è dislocato nei Balcani come Tenente di fanteria di complemento con il 114° Battaglione Mitraglieri della Guardia alla Frontiera e combatte in Albania e Montenegro. Promosso al grado di Capitano nel corso del 1943, dopo l’armistizio dell’8 settembre è tra coloro che non intendono consegnare le armi ai tedeschi e viene deportato in Germania.
Segue la via crucis dell’internamento nei vari campi di Deblin-Irena (fortezza di Ivangored, Polonia), Wsuwe, Oberlangen, Sandbostel, fino a Wietzendorf.

Qui è uno degli ufficiali che, il 16 febbraio 1945, trasportati come scudi umani all’aeroporto in disuso di Dedelsdorf dove era stato allestito un bersaglio “civetta” per dirottare i bombardamenti alleati, si rifiutarono di collaborare con i nazisti.

Cinque giorni dopo un comandante della Gestapo e un reparto di SS ne scelsero 21 destinati alla fucilazione: altri 44 – e Giuliano è tra loro – si offrirono volontari per morire al posto dei compagni. Il giorno 24, indispettiti dal gesto valoroso dei militari italiani, i tedeschi decisero di avviarli alla “rieducazione al lavoro” nel campo di concentramento di Unterlüss, tra i più duri di tutta la Germania. Un mese e mezzo di denutrizione, vessazioni, torture portano allo stremo i prigionieri e sei di loro perdettero la vita sotto i colpi degli aguzzini. Giuliano Nicolini è bastonato a morte da un sorvegliante ucraino tre giorni prima della liberazione del campo, il 9 aprile 1945.
Per la tragica vicenda, testimoniata da alcuni civili tedeschi alla Croce Rossa Internazionale, nel dopoguerra, il 1° luglio 1953, a Nicolini è stata conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare. In occasione delle celebrazioni del 25 aprile 1972 il Comune di Milano lo ha onorato come Martire per la libertà, mentre nel 1974 il Consiglio regionale del Piemonte lo ha riconosciuto “Deportato politico nei campi nazisti e Combattente per la libertà”.