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Raffaele Cappelli di Torano

Nato a Roma il 24 maggio 1919, caduto a Stagno di Collesalvetti (LI) il 9 settembre 1943. Medaglia d'Argento al Valor Militare.

Di nobile famiglia, marchese, figlio di Giovambattista Cappelli di Torano e della cugina Serafina Cappelli, Raffaele, nel settembre 1943, è sottotenente nel IV Gruppo granatieri 100/17, 12ª Batteria di Artiglieria del 5° Reggimento “Superga”. Reduce dal fronte balcanico, in quella fase è di stanza poco fuori Pisa, sulla riva dell’Arno, a Riglione (oggi quartiere della città della Torre), dipendente dalla 216ª Divisione costiera.
Alle ore 22 dell’8 settembre il Comando di Pisa viene a conoscenza dell’armistizio e avvisa le forze di tenersi pronte a eventuali spostamenti il giorno successivo. Sono le 8 del mattino quando giunge l’ordine di recarsi in località Stagno, frazione di Collesalvetti, verso Livorno, e schierare i pezzi in assetto entro le due del pomeriggio per cannoneggiare il porto livornese a sostegno delle due batterie costiere attaccate nella notte dai tedeschi. Si muove anche il Gruppo di Cappelli, agli ordini del maggiore Gian Paolo Gamerra, ma la colonna composta da alcuni automezzi e una cinquantina di soldati, dopo 14 chilometri lungo la statale Aurelia, trova forze corazzate della Wermacht a sbarrare il passo. Una manovra di aggiramento lungo una stradina laterale fallisce e l’auto del Magg. Gamerra viene bloccata. Il comandante tedesco intima la resa e la consegna delle armi, poi, dopo il fermo rifiuto dell’ufficiale, mentre è in corso una trattativa, all’improvviso, i carri armati schierati nella pineta che circonda la strada bersagliano gli italiani coi cannoni e le mitragliette.

La 12ª Batteria risponde al fuoco e tenta di aprirsi un varco per superare il blocco. È un’impresa disperata: la decima batteria, in retroguardia, è investita da proiettili incendiari e resa inoffensiva, Cappelli è fulminato mentre tenta di riattivare un pezzo, il capitano Alfieri muore bruciato nel rogo di un autocarro, Gamerra prende posto alla mitragliatrice di un artigliere ucciso, incitando i superstiti a resistere. Poi anche lui è colpito a morte. Alla fine di oltre un’ora di combattimento, le forze italiane contano altri 6 morti, tra sottufficiali e soldati, oltre a 40 feriti. Ma non fu vano il sacrificio imposto dalla scelta di non arrendersi: anche i tedeschi subirono perdite, mentre il piano per la presa del porto non fu portato a compimento.

Le donne del borgo di Riglione si presero cura dei cadaveri, sepolti dalla popolazione nel locale cimitero. L’odio dei nazisti per chi aveva osato resistere, però, non era ancora esaurito: prima di lasciare il luogo fecero saltare le tombe con la dinamite e oggi una targa vi ricorda lo scempio.
I poveri resti di Raffaele, Medaglia d’Argento al Valor Militare, sono ora tumulati a Roma nel Cimitero del Verano; con la Medaglia d’Oro è stato decorato il maggiore Gian Paolo Gamerra. Nel 2013 l’ANPI, l’ANPPIA e l’ANEI, nell’ambito delle celebrazioni annuali tenute dai comuni di Pisa, Livorno e Collesalvetti, hanno presentato il libro di Gabriele Coscione "Il giorno dopo" nel quale è ricostruita la vicenda. Il marchese Raffaele Cappelli di Torano è raffigurato in un ritratto del pittore romano Carlo Romagnoli (vicino alla corrente artistica di Duilio Cambellotti), fratello di Mario, uno degli eroi di Cefalonia.