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Gregorio Schiavi

Nato il 24 marzo 1915 a Chicago (USA), morto l'11 marzo 1944 a Umito di Acquasanta Terme (Ascoli Piceno). Medaglia d'Argento al Valor Militare.

Figlio di emigranti negli Stati Uniti rientrati in Italia, Gregorio Schiavi è a Umito di Acquasanta allo scoppio del Secondo conflitto mondiale. Sposato, ha già tre figlie quando viene richiamato nell'esercito col grado di sergente. È vice comandante di batteria in Val d'Aosta nel giorno in cui, ventiquattro ore dopo l'armistizio, la regione viene occupata dai tedeschi. I maggiori in grado di Schiavi sembrano simpatizzare con l'invasore e così è il vice-comandante a fronteggiare l'avanzata delle truppe hitleriane. La superiorità di mezzi e uomini dell'esercito del Reich lo costringono però a ordinare ai suoi soldati di distruggere i mezzi militari e di tornare ai luoghi di origine. Gregorio viene aiutato a nascondersi da una famiglia del luogo e dopo tre settimane cerca di raggiungere l'ascolano. Fermato dalla Gestapo alla stazione di Aosta, riesce a fuggire e ad arrivare a Umito dopo un viaggio fortunoso.

Il sergente Schiavi comincia subito a operare con le formazioni partigiane, soldati italiani e montenegrini ex prigionieri di guerra, che si stanno organizzando nella zona sostenute dalla popolazione. A guidare le brigate è il Capitano dei Carabinieri Ettore Bianco che a Umito stabilisce il quartier generale. Schiavi ne diviene il braccio destro, partecipando a numerose azioni di sabotaggio lungo la consolare Salaria, considerata dai tedeschi via strategica per i rifornimenti.

C'è ancora la neve quando, l'11 marzo 1944, i nazisti della 6ª compagnia Brandenburg 3 decidono di debellare la Resistenza del territorio e arrivano a Umito assistiti da camicie nere della provincia. Nella vicina Pozza hanno già ucciso civili e dato fuoco alle case.
I partigiani si preparano all'offensiva. Poi, tra le povere abitazioni del paese comincia una durissima battaglia. Dopo oltre cinque ore, i tedeschi, bene equipaggiati, stanno per avere la meglio. Schiavi è a capo di una squadra di dieci uomini che impegna il nemico per permettere al grosso della formazione di rompere l'accerchiamento, sganciarsi e trovare scampo sulle montagne sovrastanti Acquasanta. In sei cadono in combattimento per far riuscire la manovra. A quel punto, Gregorio, rimasto senza munizioni, con un ordigno esplosivo prende di mira il comandante tedesco e riesce a ucciderlo, per poi venire fulminato da una raffica di mitra. I nazisti si accaniscono sul suo corpo e in segno di sfregio gli sparano al volto. Ma la Brandenburg è ora senza ordini e decide di ritirarsi da Umito. Gregorio Schiavi col suo gesto eroico ha conquistato la salvezza dei compagni. Riposa nel Cimitero Partigiano di Umito di Acquasanta Terme, sorto sui luoghi della battaglia, insieme ai civili e ai combattenti italiani, montenegrini, greci, inglesi e americani Caduti nella guerra di Liberazione.