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Carla Angelini

Carla Angelini

Lazio / Medaglia d'Argento VM

Nata a Roma l'8 febbraio 1923, morta a Roma nel 1995

Carla Angelini è una brillante studentessa del secondo anno di medicina all'Università La Sapienza di Roma quando, dopo l'Armistizio, la Capitale è occupata dai nazifascisti. Figlia di oppositori al regime, il suo impegno nella Resistenza è immediato. Carla si divide tra l'attività di staffetta e il lavoro nel Servizio informazioni del PC clandestino. Diretto dal capitano di carriera del Genio e primo comandante dei GAP centrali Luciano Lusana, l'Ufficio opera in stretto collegamento con il Fronte Militare Clandestino, fondato dal colonnello dello stato maggiore Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo. Attraverso una ricetrasmittente si fornisce agli Alleati l'esatta dislocazione dei comandi e dei tribunali tedeschi e fascisti. Ogni missione è ad alto rischio per la presenza di spie repubblichine infiltrate nell'organizzazione partigiana. Angelini conosce Rosario Bentivegna, Gioacchino Gesmundo, Antonello Trombadori, Pietro Amendola (fratello di Giorgio) e partecipa a numerose riunioni nella casa di Carla Capponi a palazzo Roccagiovine al Foro Traiano.

Agli inizi del '44, la Resistenza romana subisce un colpo durissimo: il 25 gennaio viene arrestato Montezemolo (poi ucciso alle Fosse Ardeatine), il giorno dopo è la volta di Lusana, ammazzato a botte. Carla non è stata avvisata tuttavia, quando il 28 viene contatta da un presunto collaboratore di Lusana che le chiede di Amendola, fiuta la trappola. Fa appena in tempo ad avvisare i genitori, permettendo loro di trasferire in un altro nascondiglio alcuni renitenti al bando Graziani e un amico sfuggito alle SS. Mentre la sorella Franca riesce ad avvertire gli altri compagni, Carla è condotta a via Tasso, sede del comando nazista. Resta in cella un mese, al quarto piano del palazzo dalle finestre murate. Con lei c'è anche Maria Teresa Regard, fidanzata e futura moglie di Franco Calamandrei. Nonostante i numerosi interrogatori, Carla riesce a non parlare. Alla fine di febbraio viene trasferita a Regina Coeli, alla Mantellate, il reparto femminile del carcere, condividendo la detenzione con Marcella Duce, moglie del sottotenente dei carabinieri Romeo Rodriguez Pereira (anche lui caduto alle Ardeatine). I contatti con la Resistenza però non si fermano: è probabilmente un messaggio in codice una lettera ricevuta tramite un secondino. Le scrive il suo “fidanzato”, Vittorio Marimpietri, militare sul fronte russo, già collaboratore di Montezemolo. Porta la data del 23 marzo 1944, il giorno prima della sua esecuzione alle Fosse Ardeatine: “Mi hai scritto 'quattro parole e un punto interrogativo' Come va? Bene, anzi benissimo il fisico è sofferente, ma lo spirito è sanissimo e fortissimo come non mai. Vorrei dirti una parola di impeto; ma tu sei una ragazza di stampo 'Garibaldino' e quindi non servono parole. Le ferite non mi danno pace, specialmente la notte è un vero martirio. In filosofia faccio progressi. Se puoi e vuoi dammi spesso tue notizie, mi faranno piacere. In alto il cuore è primavera! Vittorio a Carla cella 297”. Il 4 giugno, alla Liberazione di Roma, Carla esce dal carcere. Ecco il suo ricordo: “La mattina sono entrate le suore di corsa gridando: Siete libere! Giù alla porta il secondino, un tipo pignolissimo, ci ha preso le impronte digitali! Incredibile! Non avevo i soldi del tram. Salgo e dico al fattorino: Non ho i soldi esco adesso da Regina Coeli, ero una detenuta politica, che faccio? Quello mi sorride e mi dice: Bella mia, mettiti seduta!”.

Nel dopoguerra Carla diverrà una nota psichiatra. Riconosciuta partigiana combattente col grado di sottotenente sarà decorata con Medaglia d'Argento al VM, come riportano le fonti. Nell'archivio dell'ANPI è presente la motivazione della Medaglia di Bronzo, conferitale il 14 febbraio 1958. Carla Angelini muore nel 1995. All'udienza del 6 giugno 1997, durante il processo all'ex SS Erik Priebke, tra i boia della strage delle Ardeatine, stanato in Argentina ed estradato in Italia, Teresa Regard produsse copia di una denuncia di Carla, nella quale la partigiana riferiva di essere stata arrestata dal “tenente Primbek”.