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Alfeo Brandimarte

Nato a Loreto (Ancona) il 31 gennaio 1906, fucilato a La Storta (Roma) il 3 giugno 1944, ingegnere, Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Nel 1928 si era laureato in Ingegneria Industriale Meccanica, sezione Elettrotecnica, al Politecnico di Torino e nel 1929, frequentato il Corso per allievi ufficiali di complemento presso la Scuola di Fanteria di Moncalieri (Torino), aveva ottenuto la nomina a sottotenente nel 92° Reggimento Fanteria. Nel 1930 chiese di passare in Marina e nel 1930 fu nominato tenente in servizio permanente effettivo nel Corpo delle Armi Navali. Promosso capitano nel 1933, Brandimarte fu, dall'aprile 1935 al maggio 1936, in Somalia alla direzione dei Servizi di telecomunicazione della Marina, e nel febbraio 1937 prestò servizio ad Addis Abeba per l'installazione di una stazione radio. Rimpatriato, assunse, a Livorno, l'incarico di vicedirettore dell'Istituto Elettrotecnico e di insegnante di Comunicazioni al Corso superiore. Nel settembre del 1941 aveva conseguito la promozione a maggiore, ma fu dispensato dal servizio militare perché dirigente di un'azienda industriale con produzione di interesse bellico. Dopo l'8 settembre 1943 entrò nella Resistenza romana, dando un fondamentale contributo per istituire collegamenti radio ed assicurare documenti e prezioso materiale al Fronte di Liberazione. Arrestato nella notte del 24 maggio 1944 e tradotto nelle carceri di via Tasso, il 3 giugno 1944 fu fucilato, con il sindacalista Bruno Buozzi e altri dodici patrioti, dalle SS che li avevano portati con loro mentre si allontanavano dalla Capitale. La motivazione della Medaglia al valore concessa ad Alfeo Brandimarte, che a Loreto è ricordato con una lapide posta in piazza Garibaldi, dice: "Ufficiale superiore delle Armi Navali di eccezionali doti morali e tecniche, pervaso da profondo amor Patrio, iniziava sin dai primi giorni dopo l'armistizio la sua coraggiosa opera nel fronte clandestino di resistenza. Superando immani difficoltà, riusciva, con scarsi mezzi da lui stesso abilmente apprestati, ad effettuare vari collegamenti r.t. con le autorità nazionali ed alleate dell'Italia liberata. Durante nove mesi la sua fattiva opera veniva svolta con coraggio e abnegazione, malgrado fosse ripetutamente ricercato dalle Autorità germaniche. Arrestato in seguito a delazione, subiva atroci sevizie e perdeva la sua vita dedicata al bene della Patria nella località di a Storta, il 3 giugno, barbaramente trucidato dai tedeschi".