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Mario Bastia

Nato a Bologna l'8 settembre 1915, fucilato a Bologna il 20 ottobre 1944, studente d'Ingegneria, Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Era stato esonerato dal servizio militare perché mutilato della mano sinistra. Ciò non gli impedì, subito dopo l'armistizio, di partecipare all'organizzazione della Resistenza a Bologna. Militante del Partito d'Azione, Mario Bastia (col nome di copertura di "Marroni"), svolse la sua attività soprattutto nell'ambiente universitario. Fu suo merito se i tedeschi non poterono requisire un importante quantitativo di radio dell'Istituto radiologico, conservato presso l'ospedale di Sant'Orsola. Fu anche suo merito se l'Ateneo bolognese divenne una munita base dell'8a Brigata GAP. Nelle cantine e nell'abitazione del bidello dell'Università erano, infatti, occultate casse di armi e munizioni, che i patrioti avevano asportato dalla caserma della Polizia ausiliaria di via Maggiore.
Il pomeriggio del 20 ottobre del 1944, mentre Bastia si trovava con altri cinque studenti all'interno dell'Ateneo, i nazifascisti (forse per una delazione), fecero irruzione in forze nell'edificio. I ragazzi decisero di opporre resistenza armata e, salendo di piano in piano, risposero al fuoco dei tedeschi e dei fascisti. Giunti sul tetto si batterono sino a che, terminate le munizioni, furono uccisi.
Una lapide, posta sul muro dell'Università, ricorda il sacrificio dei sei valorosi e i loro nomi: Mario Bastia, Ezio Giaccone, Leo Pizzigotti, Luciano Pizzigotti, Stelio Ronzani, Antonio Scaravilli. Dopo la Liberazione, a Mario Bastia è stata intitolata una via di Bologna. L'Università gli ha conferito la laurea in Ingegneria "ad honorem" alla memoria.
La motivazione della decorazione al valor militare dice: "Animato da forte amor di Patria, durante il periodo della dominazione nazifascista nell'Emilia, affrontava serenamente i pericoli della lotta clandestina dedicando ad essa tutto se stesso. Organizzatore entusiasta e capace, costituiva e dirigeva servizi di grande importanza per i reparti partigiani. Condannato a morte in contumacia, si dedicava all'azione con maggiore ardore catturando armi, viveri, materiali sanitari, in audaci colpi di mano. Alla testa di un nucleo di gappisti da lui guidato nel combattimento, per la difesa dell'Università di Bologna, dette prova di indomito coraggio, finché, catturato dal nemico, veniva fucilato sul posto, chiudendo con l'estremo sacrificio la sua eroica esistenza di apostolo della Libertà".