Salta al contenuto principale

Esiste ancora l'art.1 della Costituzione?

Esiste ancora l’art. 1 della Costituzione (“l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”)? A leggere i Codici e le leggi si direbbe di sì, perché nessuno l’ha abrogato e non risulta inserito nel progetto di riforme costituzionali, che sta seguendo il suo iter in Parlamento. Nella realtà, invece, si direbbe di no, perché una serie di fatti sembra smentirne l’esistenza.
Vediamoli:
- A Roma, in una manifestazione legittima di lavoratori di Terni che cercano di opporsi alla chiusura (o ridimensionamento) dello stabilimento della Thyssen, attorno al quale gravita l’economia di una intera città, interviene duramente la Polizia, senza apparente giustificazione (quella addotta dalla Polizia è stata rapidamente smentita), e manganella i lavoratori, in modo tale che almeno tre finiscono all’ospedale;
- La più importante legge sul lavoro di questo periodo (il c.d. Jobs Act) approda alla Camera dopo essere stata approvata al Senato col voto di fiducia. Ci sono molti rilievi e molte critiche, perfino sul piano della costituzionalità (si tratta di una legge delega, che in realtà è molto generica e affida troppa discrezionalità al Governo, contrariamente al disposto dell’art. 76 della Costituzione), ma anche sul merito, perché da varie parti se ne contesta la idoneità a risolvere il problema principale, cioè quello della creazione di nuovi posti di lavoro. Ma si dichiara, da parte governativa, che la legge è “blindata”, non ci saranno – cioè - modifiche e se continuerà una certa dissidenza, si ricorrerà, anche alla Camera, al voto di fiducia.
Così la discussione sarà stroncata e ancora una volta il Governo imporrà la sua volontà al Parlamento, col “ricatto” del voto di fiducia.
Tutto questo in luogo di ciò che occorrerebbe: una discussione seria e partecipata, un confronto serrato sul modo di uscire da una crisi che attanaglia il mondo del lavoro, provocando disoccupazione, precarietà, perdita di professionalità e di dignità delle persone e delle famiglie.
- Viene annunciato un giro del Presidente del Consiglio in alcune importanti città d’Italia, per illustrare agli industriali (raccogliendone possibilmente il plauso) il Jobs Act. Non ci si accontenta, peraltro, di andare nelle sale della Confindustria o delle Associazioni degli industriali, o in sale da convegno, ma si vuole una diversa scenografia: gli incontri debbono avvenire in una fabbrica. Ma poiché nelle fabbriche ci sono gli operai, a Brescia li si mette in ferie. Così il Presidente potrà parlare indisturbato agli industriali, in una sede che fa simbolicamente notizia.
Naturalmente, di un giro nelle fabbriche o nelle sedi delle Organizzazioni sindacali, per confrontarsi con i lavoratori sulla legge in questione, non se ne parla nemmeno.
- Continua l’atteggiamento sprezzante del Governo e del suo Presidente nei confronti dei Sindacati e – in particolare – della CGIL. La volgarissima, sciagurata, battuta di una parlamentare europea, appartenente al più rilevante partito governativo, la dice lunga sul clima, perché di tessere “false” per la CGIL e magari anche per altri sindacati, ne avevano parlato, finora, solo i più virulenti giornali della destra. Come mai da una parlamentare europea può uscire una battuta simile? L’unica spiegazione, per non far torto alla suddetta, sta nel “clima”, che si è creato e si sta creando, contro tutto ciò che sa di sindacato (e soprattutto di CGIL, vista come un “nemico” che merita solo battute e ironia).

Dunque la risposta dovrebbe essere negativa: l’art. 1 è misteriosamente scomparso nel nulla; non è stato abrogato, ma tacitamente non sembra più in vigore, almeno nella mente di alcuni. Il che è male, oltretutto perché l’art. 138 (il famoso 138) dice che la Costituzione si può modificare, ma nelle forme previste e certo non tacitamente. Naturalmente, non accetteremo abrogazioni, né esplicite né tacite; e continueremo a pensare che l’art. 1 è sempre li, ad esprimere quale deve essere il fondamento reale della nostra Repubblica, sulla base del quale bisogna uscire, al più presto possibile, dalla crisi, creando attività produttive e posti di lavoro dignitosi e sicuri per alle viare quella che è – e resta – checché ci dicano gli annunci oltranzisti, una vera e propria emergenza sociale.
Su questo ci impegneremo a fondo, perché questo è il nostro dovere e la stessa ragione della nostra esistenza come Associazione che fonda la sua identità sui valori costituzionali.

Carlo Smuraglia