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Le donne? Come ieri pronte alla lotta

Passano gli anni e la memoria della Resistenza muta, si arricchisce, si estende, si consolida, talora anche cede, rallenta, tace.

Siamo - in questo momento - quasi in controtendenza rispetto a un trend politico marcatamente passivizzante - in una fase di grande attività, ripresa, visibilità. È un buon segno perché ciò che si muove ha alcuni caratteri di una autentica inclinazione "resistente". Mi spiego: naturalmente e per buona sorte non vi è nessuna ripetizione resistenziale all'orizzonte, ma mentre la situazione politica mostra in Italia segni di scivolamento verso forme autoritarie, e verso una scorrettisima modifica di fatto dell'assetto costituzionale; mentre la lunga e non risolvibile crisi strutturale e globale del capitalismo mostra segni di tracollo di un sistema, in qualche misura dello stesso grado degli eventi degli anni '40, si notano incrinature e sommovimenti importanti. Anche se si guarda a un orizzonte più ristretto, quello del nostro paese, sembra di poter dire che qualcosa si muove.

Se siamo capaci di fare dei singoili episodi un racconto politico connesso, una narrazione coerente, allora vuol dire che le onde sono profonde, e vengono da orizzonti lontani e da memorie appassionate. Si può partire dalla Fiat sia di Termini Imerese, che da Pomigliano o da Mirafiori, passare dalla grande manifestazione della Fiom del 16 settembre a Roma, e già indicazioni programmatiche significative e forte coscienza di sè si mostrano, si affacciano, si dichiarano. Poi il movimento nella scuola sia per protestare contro i tagli, sia per respingere la "riforma" che la Gelmini firma e Tremonti guida, per protestare contro il precariato e il 12 di marzo prossimo contro gli insultanti giudizi di Berlusconi sulla scuola pubblica. E da pochi giorni è passata la straordinaria manifestazione delle donne del 13 febbraio in 250 piazze d'Italia, ricca, sfottente, allegra, pacifica, un segnale di forza.

Ci si sta fermando? no, seguono le iniziative operaie a Mestre e in Sardegna, insegnanti e studenti manifestano di nuovo il 12, e quest'anno l'ottomarzo sarà grandissimo e di nuovo segnato da memorie di lotta e non da riduzioni consumistiche e frivole. Intanto la richiesta di uno sciopero generale che mostri tutte le connessioni sociali cresce.

Possiamo dire che c'è del nuovo? Intanto l'otto marzo non sarà una messa cantata unitaria: le differenze sono riemerse con determinazione e forza per riprendersi un otto marzo non consumistico, non minaccioso per la natura, non predatorio.

Quest'anno cade il centenario dalla istituzione della Giornata della Donna e la vicenda tragica che si ricorda ha anche caratteri di favola e ciò segna un modo specifico delle donne di stare nella storia e di attraversare lo spazio pubblico: mai previste, spesso trascurate e tenacissime.

Ma voglio ora dire che cosa lega nel profondo tutti questi eventi: i movimenti sono specifici, differenti, con diverse rivendicazioni e progammi: li lega però una indignazione amara, una ondata di rigetto verso la banalità volgarità offesa della politica verso di noi, lavoratori, lavoratrici, maestre maestri, professori e professore, ragazzi e ragazze studenti, le donne: una fetta dell società italiana che rappresenta uno spaccato soclale e politico imponente: e ll legame è morale, niente affatto moralistico, ma rigidamente etico.

Questo è il legame profondo con la Resistenza: se avessimo badato alle possibilità, alle compatibilità, alle forze in campo, ai rapporti istituzionali, agli strumenti politici e mililtari, mai ci saremmo mossi, saremmo stati chini fiacchi e marginali: invece era impossibile sopportare la vergogna dei Fasci e dei Nazi, e ci siamo mossi e mosse, ci siamo collegati, abbiamo abitato le zone oscure delle città, i boschi folti delle montagne, non abbiamo lasciato comparire ciò che provavamo e preparavamo. Alla fine tutto ciò è stato più forte di tutto.

Noi allora ragazze dovemmo fare due salti di più, ma avevamo buone gambe e buon fiato: non ci siamo tirate indietro, abbiamo sfidato con spavalderia rischi e sospetti, insinuazioni maliziose e pettegolezzi. Questo ci dà oggi la forza di non essere moraliste, di non distnguere donne perbene e donne permale, ma di poggiare il nostro agire su una coscienza libera e trasgressiva, se serve, fuori da ogni ipocrisia e sottomissione al mercato; siamo un soggetto liberatorio e attivo, "clandestino" e visibile, luminoso e nascosto: ma tenendo sempre legate insieme Resistenza, Costituzione e Femminismo.

Lidia Menapace