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L'editoriale/ Non c'è più tempo da perdere

Non c'è più tempo da perdere. Unire le forze disponibili a fronteggiare l'emergenza e avviare un risanamento che non è solo economico. Di fronte all'esigenza di salvare il Paese da una disastrosa bancarotta – che colpirebbe innanzitutto le fasce più deboli della popolazione – tutto il resto passa in secondo piano.

Ci sarà tempo e modo per affrontare e correggere le vistose distorsioni che ci hanno portato nel baratro. A cominciare da un sistema elettorale che si è dimostrato incapace di selezionare una classe politica degna di questo nome e passando per una riflessione senza sconti e autoindulgenze sull'etica collettiva, che non riguarda – sia chiaro – solo la cosiddetta classe politica che non deve diventare il facile capro espiatorio per un fallimento che riguarda l'intera classe dirigente.

Nessun dubbio sulle responsabilità drammatiche di una "casta" politica indifendebile. Ma dov'erano gli imprenditori e i sindacati quando si è affermata qualle precarizzazione allucinata che toglie ogni speranza ai nostri giovani? Dov'erano banchieri e finanzieri quando si costruiva quell'immensa bolla speculativa che ora sovrasta minacciosa non solo l'Italia, ma tutto il mondo produttivo?
Dov'erano gli intellettuali quando per puro interesse di potere di parte sono stati sdoganati perfino vecchi fantasmi come il fascismo – e addirittura, roba di qualche giorno fa, ad opera di un ministro – uno dei peggiori colonialismi, quello italiano? E dov'era il giornalismo libero quando in nome della libertà dell'opinione, ogni giorno, si consuma autentica disinformazione che talvolta, beffa nella beffa, viene finanziata con i soldi pubblici?

L'elenco delle responsabilità potrebbe continuare a lungo. E nessun gruppo sociale, certo, anche se con diverso tasso di responabilità, ne sarebbe escluso. Ed è proprio questo il dramma. Per anni il Paese si è come illuso di poter fare e dire tutto e il contrario di tutto, un'ubriacatura favorita da grandi e piccoli timonieri interessati, da cui ci stiamo finalmente svegliando. Con tanto mal di testa e più poveri di prima. Ma, appunto, non c'è più tempo da perdere. Bisogna voltare pagina. Guardando la bussola della Costituzione e tornando a sognare l'Italia bella e pulita dei nostri partigiani.

Michele Urbano

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