Salta al contenuto principale

"Non chiudere il tribunale militare di Verona"

"Non chiudere il tribunale militare di Verona". Questo in estrema sintesi il significato della lettera che il presidente nazionale dell'Anpi, Carlo Smuraglia, ha inviato al presidente del Senato, ai presidenti delle Commissioni Bilancio e Questioni istituzionali del Senato, ai presidenti dei gruppi, al presidente del Consiglio, al ministro degli Interni, della Difesa, della Giustizia.

"Mi è giunta notizia - scrive Smuraglia - che nel provvedimento relativo alla “Spending Review” è stato presentato un emendamento per l’abolizione di alcuni Tribunali militari, fra cui quello di Verona. A nome mio personale e di tutta l’Associazione Naz. Partigiani d’Italia, mi permetto di fare presente che il Tribunale di Verona sta trattando – in fase conclusiva – alcuni processi relativi alle stragi nazifasciste del 43-45, con estremo ritardo (non dovuto al Tribunale, che invece è attivissimo), mentre sono ancora in corso alcune istruttorie relative ad altre stragi".

"Abolire il tribunale di Verona, adesso, - spiega il presidente dell'Anpi - significherebbe costringere a ricominciare tutto da capo e bloccherebbe le istruttorie più avanzate. E questo sarebbe iniquo, considerando che se si trattano a questo punto, a 68 anni di distanza dei fatti, questi processi per orribili stragi è perché centinaia di fascicoli rimasero chiusi e inaccessibili per anni, in quello che è stato definito “l’armadio della vergogna”. Di quel fatto, il nostro Stato reca una responsabilità oggettiva (oltre a quelle soggettive ormai note); si assumerebbe una grande ed ulteriore responsabilità se ponesse sostanzialmente fine all’attesa di tanti familiari di vittime e di tanti cittadini, che, appunto, da molti anni aspettano giustizia e verità".

"Il problema dell’organizzazione della giustizia militare esiste - rileva Smuraglia - ma non si può immaginare nulla di peggio del pensare di risolverlo adesso, nella situazione sopradescritta, con un emendamento nel corso di un provvedimento di natura strettamente economica.
Credo che si debba fare, anche per ragioni di umanità, ogni sforzo per impedire che si rechi un vero vulnus alla memoria delle vittime e alle attese di tanti cittadini".

"Chiedo al Governo di intervenire - spiega infine il presidente dell'Anpi - perché l’emendamento non sia accolto, al Parlamento perché rinvii la questione dei Tribunali militari ad altro momento più opportuno, agli stessi proponenti perché ritirino l’emendamento in questione, comunque ai parlamentari perché – in caso di insistenza – non l’approvino. L’ANPI auspica vivamente che si comprenda il senso della presente e le preoccupazioni che la giustificano e ci si comporti di conseguenza, compiendo un’operazione, ripeto, di giustizia e di
umanità".