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Mauro Scoccimarro

Nato a Udine il 30 ottobre 1895, deceduto a Roma il 2 gennaio 1972, parlamentare, ministro e dirigente comunista.

Pluridecorato durante il primo conflitto mondiale e promosso capitano degli Alpini per meriti di guerra, tornato alla vita civile (la guerra era ancora in corso quando si iscrisse nel 1917 alla Federazione udinese del PSI, della quale avrebbe diretto il lavoratore friulano), Scoccimarro riprese gli studi di Economia, che avrebbe concluso nel 1922 laureandosi a Ca' Foscari. Ma già il giovane antifascista di origini pugliesi aveva lasciato i socialisti per aderire al PCd'I.

Chiamato da Antonio Gramsci a Torino come redattore dell'Ordine Nuovo, Scoccimarro vi lavorò poco tempo. Nell'ottobre del 1922, mentre si trovava in Francia (dove aveva svolto un intervento al Congresso di quel Partito comunista), fu arrestato dalla polizia ed espulso. Gli arresti avrebbero scandito per molti anni la vita di colui che avrebbe via via adottato, come nomi di copertura, quelli di Negri, Marco, Morelli, Uno.

Sfuggito nel 1923 agli arresti che, tra il febbraio e l'aprile, falcidiarono il gruppo dirigente dei comunisti italiani, Scoccimarro nell'agosto, fu arrestato a Berlino ed espulso dopo due mesi di carcere. Nell'agosto del 1926 (di ritorno da una riunione a Genova, dove aveva rappresentato il Comitato centrale del suo partito), l'arresto a Milano del dirigente comunista e la sua condanna a 5 anni di confino all'isola di Favignana. Scoccimarro non ebbe il tempo di terminare nell'isola la condanna che gli era stata irrogata; incarcerato a San Vittore, al "processone" di Roma del 1928 (nel quale il Tribunale speciale giudicò, tra gli altri, anche Gramsci e Terracini), si ebbe una nuova condanna a venti anni e 4 mesi di reclusione (dei quali 4 anni e 6 mesi da trascorrere in segregazione).

Scontata la prima parte della pena nelle carceri dell'isola di Santo Stefano e di Lucca, alle spalle di Scoccimarro si chiusero le celle di quelle di Padova e di Civitavecchia, che lui riuscì a trasformare in scuole politiche per gli altri compagni che vi si trovavano. Nel 1937, scarcerato per amnistia, fu di nuovo confinato. Dopo aver trascorso quasi 17 anni tra carcere e confino, poté alfine tornare (con la caduta di Mussolini), da Ventotene a Udine.

Ma nell'agosto era già a Roma, alla riunione della Direzione provvisoria del Partito comunista che (divisasi in due tronconi, per meglio svolgere al Nord e al Sud la sua attività), nominò Scoccimarro vicario del segretario Palmiro Togliatti, non ancora rientrato in Italia. Rappresentante dei comunisti nel "Comitato centrale di Liberazione Nazionale", sostenne con Celeste Negarville e Giorgio Amendola una linea che escludeva ogni compromesso col Governo Badoglio, linea che sarebbe poi mutata con la "svolta di Salerno". Già "ministro dell'Italia occupata" nel governo regio guidato da Bonomi, è stato poi ministro delle Finanze nel primo governo Parri e nei successivi due governi De Gasperi.

Tra gli incarichi parlamentari assolti da Mauro Scoccimarro, (che è deceduto alla vigilia del Congresso che avrebbe eletto segretario del PCI Enrico Berlinguer), ricordiamo che è stato nominato nella Consulta, che è stato eletto membro dell'Assemblea Costituente, che nel 1948 è stato nominato senatore di diritto, che dal 1958 alla morte è stato vice presidente del Senato. Dopo l'VIII Congresso del PCI ha presieduto la Commissione Centrale di Controllo del suo partito.