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Don Pasquino Borghi

Nato a Bibbiano (Reggio Emilia) nel 1903, fucilato a Reggio Emilia il 30 gennaio 1944, sacerdote, Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.

Don Pasquino, quel 21 gennaio del 1944, mentre scendeva da Tapignola a Villa Minozzo, dove era stato richiesto per una predica, non immaginava che non avrebbe mai più rivisto la sua parrocchia. Non si allarmò nemmeno quando incrociò un gruppo di una ventina di militi fascisti. Non pensava che fossero diretti verso la sua canonica. Credeva nessuno sapesse che, proprio nella parrocchia, don Pasquino nascondeva un buon numero di prigionieri alleati. Invece qualcuno aveva intuito e aveva fatto la spia.
Così, proprio mentre il sacerdote arrivava a Villa Minozzo per la predica, i fascisti giungevano a Tapignola e bussavano alla porta della canonica. Andò ad aprire un cugino del parroco che nulla sapeva. I militi entrarono e cominciarono la perquisizione. Ispezionarono il pianterreno e le stanze del piano superiore senza trovare nulla. Stavano per andarsene, quando un vano in fondo al corridoio li incuriosì. Si avvicinarono e furono accolti da un lancio di bombe a mano, che li indusse alla fuga. Ma ormai avevano avuto la conferma della fondatezza della segnalazione e si ricordarono di quel prete che avevano incrociato lungo la strada.
Don Pasquino Borghi fu rintracciato nella serata a Villa Minozzo e subito arrestato. Non era stato per caso che il sacerdote, dopo l'armistizio, per prima cosa si era dato ad aiutare i prigionieri alleati: conosceva bene l'inglese, che aveva imparato in sette anni da missionario nell'allora Sudan anglo-egiziano.
Era tornato in Italia nel 1940 ed aveva retto prima la parrocchia di Canolo (Correggio), poi quella di Coriano (Villa Minozzo) e infine, per pochi mesi, proprio quella di Tapignola. Sinceramente democratico, subito dopo l'8 settembre, si era messo a disposizione del CLN provinciale di Reggio Emilia, diventando un prezioso collaboratore e un partigiano combattente. Era stato in contatto, proprio per l'assistenza ai prigionieri, anche con i fratelli Cervi.
Dopo l'arresto, di questi suoi rapporti con la Resistenza non disse nulla, nonostante le torture. I fascisti lo fucilarono, con altri otto patrioti, dieci giorni dopo la cattura.