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Tullia Calabi Zevi

Nata a Milano il 2 febbraio 1919, deceduta a Roma il 22 gennaio 2011, giornalista, presidente dell'UCEI.

Figlia di un affermato avvocato di origini ebraiche, la giovane Tullia aveva studiato Filosofia all’Università di Milano ed aveva frequentato il Conservatorio. Si trovava con i suoi in vacanza in Svizzera quando in Italia furono approvate le leggi razziali; la famiglia (anche su consiglio di Toscanini), si trasferì quindi in Francia, per lasciarla all’inizio della Seconda guerra mondiale e rifugiarsi negli Stati Uniti. A New York la ragazza, che suonava l’arpa in alcune affermate orchestre, cominciò a frequentare circoli antifascisti e si diede al giornalismo. Seguito il processo di Norimberga, per oltre trent’anni lavorò per il giornale israeliano “Maariv” e collaborò col settimanale londinese “The Jewish Croniche”.
Nel dopoguerra tornata in Italia, Tullia – che aveva sposato Bruno Zevi – fu nominata vice presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane e nel 1983 assunse la presidenza dell’UCEI. Nel 1992 fu insignita da Oscar Luigi Scalafaro della massima onorificenza italiana (Cavaliere di Gran Croce) e fu la candidata italiana per il “Premio Donna europea dell’anno”. Nel 1994 a Tullia Zevi era stato assegnato il Premio Italiano “Cultura della Pace” e nel 1998 era entrata nella Commissione per l’interculturalismo del Ministero italiano dell’Istruzione.
La scomparsa di Tullia Zevi ha provocato grande cordoglio. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano si è così espresso in un messaggio alla famiglia: “Il rapporto che ho potuto intrattenere con lei personalmente e poi sviluppare negli anni della sua presidenza della Unione delle Comunità Ebraiche Italiane mi ha permesso di apprezzare profondamente la limpida e ferma consapevolezza storica e posizione ideale, l’alto impegno civile e la squisita umanità e cultura”.