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Otello Sandonnini

Nato a Empoli il 22 novembre 1896, deceduto a Empoli il 9 aprile 1978

Otello Sandonnini si iscrisse giovanissimo al Partito socialista e, richiamato alle armi, partecipò alla Prima guerra mondiale suo malgrado in quanto convinto antinterventista. Dopo il Congresso di Livorno aderì al Partito Comunista d'Italia e subito dopo, seppur innocente, fu arrestato per i Fatti di Empoli, come la maggior parte dei dirigenti comunisti e socialisti della sua città. Condannato a 12 anni di reclusione, ne scontò otto, oltre a dover subire il licenziamento dalle ferrovie. Dopo altre incarcerazioni per brevi periodi, negli anni Trenta trovò lavoro alla società telefonica Teti, ottenendo nel 1937 il trasferimento a Castelfiorentino (Firenze) dove era meno conosciuto e dove entrò a far parte della locale cellula clandestina del Partito, assieme alla moglie Isolina Brogi.

Dopo la caduta del fascismo, nelle settimane successive all'Armistizio, il 25 settembre '43 si costituì il Comitato di Liberazione Nazionale di Castelfiorentino e Sandonnini ne fu Vice Presidente, insieme a Euro Salvadori, David Bastianoni, Libero Falorni e Angiolo Barzotti. Partecipò alla Resistenza nelle Brigate Garibaldi - Nucleo Gamucci Giorgio “Dôtto”, con il nome di battaglia S. Donna, operando nell'empolese e nella Val d'Elsa, territori nei quali lavorava e dove poteva muoversi grazie a un lasciapassare rilasciato dai tedeschi. Fu prima Comandante di Distaccamento e poi Vice Comandante di Brigata, col grado di Tenente. Dopo aver ottenuto il certificato di Patriota e la decorazione con la Medaglia di Bronzo Garibaldina direttamente dalle mani di Luigi Longo, nel dopoguerra a Otello fu riconosciuta dalla Commissione Toscana la qualifica di Partigiano combattente dal 12 febbraio al 27 luglio 1944.

Negli anni seguenti profuse il suo impegno nel periodo della ricostruzione, ricoprendo varie volte la carica di assessore. Otello Sandonnini non rinunciò mai alla sua indipendenza di pensiero, anche rispetto alla disciplina di partito, e per questo veniva considerato un uomo scomodo. Era ateo, ma rispettava chi aveva fede, i credenti perciò lo stimavano, come il “proposto” che durante la guerra lo faceva nascondere nel convento delle suore. Alla sua morte non mancarono dunque i riconoscimenti personali e il cordoglio da parte dei compagni di una vita, primo fra tutti il partigiano Mario Cioni, per 25 anni Sindaco di Castelfiorentino.