Salta al contenuto principale

Latina: no a una via intitolata a Giorgio Almirante

L'Anpi della provincia di Latina dice no a una via intitolata a Giorgio Almirante. Questo il significato di una mobilitazione contro la richiesta di dedicare una strada cittadina a un personaggio che sempre rivendicò la sua coerenza con il regime di Benito Mussolini.

Del resto Almirante, fondatore del Movimento Sociale Italiano, durante il ventennio aderì al "Manifesto della Razza"; collaborò alla rivista di regime che teorizzò le politiche razziste e antisemite che significò la deportazione di migliaia di italiani nei lager nazisti; partecipò alla Repubblica Sociale Italiana e nel 1944 firmò un bando che decretava la fucilazione dei partigiani.

Da qui l'indignazione degli antifascisti di Latina di cui l'Anpi si è fatta interprete in primo luogo con una presa di posizione prubblica e poi con una lettera al governatore della Regione Lazio.

Questo il testo della lettera.

"Presidente Zingaretti,

apprendiamo che Francesco Storace ha ritenuto di chiamare in causa l’Istituzione regionale al fine di dare sostegno e, inevitabilmente, visibilità alla mozione presentata al Consiglio Comunale di Latina dai consiglieri Bruni e Chiarato per intitolare una strada o una piazza a Giorgio Almirante. Riteniamo quindi doveroso, per nostra parte, darle contezza di quanto sosteniamo in senso opposto. L’atto politico che si è consumato rinnova, elevandola di grado, una diatriba annosa che ha visto la città di Latina, suo malgrado, strumentalmente utilizzata come palcoscenico di rappresentazioni di folklore revisionista. Nella vicenda attuale si rinnovano, da parte dei promotori, l’uso attento dell’omissione degli aspetti meno utili allo scopo prefissato e il richiamo strumentale a valori quali la pacificazione nazionale, la memoria condivisa e, in ultimo, le recentissime parole del Capo dello Stato riguardo lo stesso Almirante.

Come da noi ricordato in un primo comunicato stampa, nella mozione presentata al Consiglio comunale di Latina si ricorda la figura di Almirante senza mai utilizzare il termine fascista. Cosa che, riferita a tale biografia appare una imperdonabile dimenticanza o, per l’appunto, una astuta omissione, utile a conformare l’opinione pubblica più distratta o meno edotta. Mai si ricorda la posizione, non certo secondaria, di Almirante durante il ventennio: aderente al Manifesto della Razza, collaborò alla rivista “La difesa della razza” sostenendo le politiche razziste e antisemite del regime a seguito delle quali migliaia di italiani ebrei e non, furono deportati e perirono nei campi di sterminio. Silenzio sul ruolo avuto nella Repubblica Sociale Italiana alleata-serva dei nazisti: capo manipolo e poi tenente di brigata nera firmò nel 1944 un bando che decretava la fucilazione dei partigiani.

Italia libera e repubblicana conquistata grazie ai partigiani che egli avrebbe fucilato e ai quali non avrebbe certo concesso i diritti civili e politici dei quali ebbe a godere, fu tra i fondatori e segretario storico del Movimento Sociale Italiano. In queste vesti istituzionali, non mancò di frequentare ambienti poco convenienti: è del 1970, alla vigilia del Golpe dell’Immacolata, l’incontro con Junio Valerio Borghese in cui affermava “Comandante, se parliamo di politica, e tu sei dei nostri, devi seguire le mie direttive, ma se il terreno si sposta sul campo militare allora saremo noi ad attenerci alle tue indicazioni”.

amnistia avuta a seguito del rinvio a giudizio per il reato di favoreggiamento aggravato agli autori della strage di Peteano del 1972 in cui persero la vita tre carabinieri. Vi è, poi, la lettera del 1986 alla deputata Muscardini in cui Almirante scrive “in tema di presunto, e più ancora presuntuoso superamento del fascismo (…) Puoi stare certa che il mio ultimo respiro sarà fascista, nel nostro senso del termine, perché per me, per noi, si tratta della battaglia di tutta la nostra vita. Sei autorizzata a sbattere in faccia a chicchessia questa mia lettera, che non è confidenziale”.

antifascismo, ai valori costituzionali, alla memoria storica. Ricordiamo la decisione di sospendere il finanziamento regionale con il quale, impropriamente, si stava elevando un monumento a Rodolfo Graziani nel Comune di Affile così come ricordiamo le parole con cui spiegò la scelta di informarne direttamente i cittadini: “se oggi possono votare liberamente un sindaco o un presidente di Regione è perché la cultura di Graziani è stata sconfitta, altrimenti sarebbero prigionieri di una dittatura”.

Il medesimo concetto, siamo certi condividerà, può essere espresso per Giorgio Almirante.

invito di Storace sia rispedito al mittente. Il fatto che un simile errore, perché tale lo consideriamo, sia già avvenuto in alcune città non può essere certo assunto a sostegno della tesi che vuole reiterarlo in altre. Caparbiamente crediamo che la toponomastica cittadina sia cosa seria e concorra alla memoria collettiva di una comunità. Perciò essa dovrebbe rendere omaggio a figure che rappresentino esempi cui mirare, caratterizzate, oltre che da specchiata onestà, dalla totale adesione ai principi costituzionali e repubblicani.

In attesa di un riscontro che auspichiamo per noi positivo, le inviamo i nostri più cordiali saluti.

Sergio Zaccagnino, presidente Sezione ANPI di Latina."

Qui di seguito la presa di posizione pubblica dell'Anpi di Latina.

"L’ANPI della provincia di Latina esprime profonda indignazione per la mozione presentata dai consiglieri Bruni e Chiarato al Consiglio Comunale di Latina per intitolare una strada o una piazza a Giorgio Almirante in occasione del centenario della sua nascita e chiede il dovuto rispetto per la normativa della democrazia repubblicana. Ricorda, inoltre, a chi l’avesse dimenticato, che è tradizione della cultura italiana dare a un luogo pubblico il nome di una figura esemplare o di un evento particolare affinché, attraverso la memoria, sia paradigmatico per le future generazioni e solleciti riflessioni sugli accadimenti storici.
Non è perciò accettabile e neppure pensabile che sia proposto come cittadino encomiabile Giorgio Almirante. Costui ha svolto un ruolo determinante durante il fascismo. Come segretario di redazione della rivista “La difesa della razza” ha contribuito allo sterminio del popolo ebraico; aderendo alla Repubblica Sociale Italiana alleata e asservita ai nazisti ha firmato il bando di fucilazione dei partigiani che rifiutavano di arruolarsi nell’esercito della Rsi e combattere assieme ai nazisti; negli anni della strategia della tensione ha protetto uno degli autori della strage di Peteano (dove con un’autobomba furono uccisi tre carabinieri il 31 maggio del1972) godendo di un’amnistia ad personam per essere ultrasettantenne.
Ci opponiamo fermamente, quindi, a che un luogo pubblico porti il nome di chi si è distinto per essere un razzista, uno stragista, un terrorista senza mai mostrare alcun segno di superamento dell’ideologia fascista (nel 1986 scrisse alla deputata Muscardini: … “il mio ultimo respiro sarà fascista”).
L’ANPI della provincia di Latina sottolinea che bisogna metter fine ai continui e smodati rigurgiti di revisionismo storico.
La presidente ANPI della provincia di Latina, prof.ssa Ada Filosa."