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Pagliarulo a Galli della Loggia: "La nostra Costituzione nasce come solenne professione di antifascismo"

"L'editoriale di Ernesto Galli della Loggia apparso sul «Corriere» del 28 marzo scorso, e il successivo intervento dell'on. Giorgia Meloni, sollecitano brevi riflessioni e qualche nota a margine in chiunque abbia a cuore il futuro della democrazia italiana. Non intendiamo assolutamente entrare nel merito dei giudizi espressi da Galli della Loggia sul sistema dei partiti e sullo stato di salute di alcune singole forze politiche; per converso, condividiamo la denuncia della profonda crisi della rappresentanza, e persino il rammarico per l'assenza di una destra conservatrice di stampo europeo. Dissentiamo invece radicalmente dall'apertura di credito nei confronti di Fratelli d'Italia, che potrebbe e dovrebbe ‒ negli auspici dell'illustre storico, in verità da lui stesso considerati utopistici ‒ incarnare i valori del nuovo conservatorismo, e proporsi di sviluppare la coesione e la solidarietà sociali, nonché di contenere gli effetti della globalizzazione.

Occorre essere davvero molto generosi per ignorare i costanti riferimenti ideali e politici al fascismo da parte di Fd'I e non perché la gran parte dei suoi dirigenti ‒ a tutti i livelli ‒ viene dall'esperienza del MSI (la storia è ricca di ravvedimenti e persino di abiure), ma perché la continuità fra le due formazioni politiche è dichiarata dall'assunzione del simbolo della vecchia formazione politica (la fiamma tricolore) nella nuova, e perché quest'ultima intrattiene un legame organico con i gruppi della “galassia nera”. Galli della Loggia sa bene che il problema non si riduce ai «discutibili nostalgici che ogni tanto» si aggirano nei dintorni di Fd'I, e di cui l'on. Meloni viene esortata «a disfarsi»; la cronaca è piena di notizie relative alla partecipazione di esponenti di questo partito a raduni, commemorazioni, manifestazioni organizzati da gruppi neofascisti, e alla strategia di riabilitazione del fascismo e delegittimazione della Resistenza attuata da molti di essi negli enti locali, prevalentemente attraverso lo strumento della toponomastica. Aggiungo il caso della mozione proposta in Consiglio regionale del Veneto dal gruppo di Fd'I in cui si censura di fatto la libera ricerca storica, come denunciato da centinaia di accademici e ricercatori in una lettera aperta al Presidente della Repubblica. In più, Galli della Loggia si limita a deprecare i toni «talora schiettamente reazionari» di Fd'I; e ancora una volta si mostra benevolo, dal momento che la xenofobia che facilmente deborda nel razzismo (come dimostrano le posizioni in materia di immigrazione), l'intolleranza nei confronti del diverso, le radici euroscettiche rappresentano fattori primari dell'identità del partito. E offre il destro all'on. Meloni per contrabbandare il sovranismo (riproposizione aggiornata del nazionalismo) come patriottismo e come ragionevole reazione al «globalismo».

A guardar bene, l'investimento di fiducia in Fd'I operato da Galli della Loggia poggia su un presupposto, ovvero su una interpretazione minimalistica della Costituzione, che egli intende come un decalogo di regole e di cui rifiuta al contempo «il pervasivo afflato progressista», che omologherebbe la democrazia a una «ideologia». In quest'ottica, il richiamo di Fd'I alla «sua lontana origine» viene giustificato in quanto «postura difensiva contro le smargiassate dell'antifascismo di professione». Orbene, può non piacere ma la nostra Carta costituzionale è appunto ‒ per parafrasare l'editorialista ‒ una solenne professione di antifascismo, perché affonda le sue radici nella ventennale opposizione al regime culminata nella Resistenza. E, ancora, ha un carattere dinamico, perché non si limita a definire una tavola di diritti e di doveri, un ordinamento dello Stato e una forma di governo, ma indica gli obiettivi da perseguire (basta rileggere, in proposito, l'art. 3) affinché si realizzi una democrazia compiuta, cioè fondata sulla coesione, sulla giustizia, sulla solidarietà sociale che lo stesso Galli della Loggia afferma di avere a cuore. La qualifica di “smargiassi” suona perciò non come un'offesa, ma come un titolo di merito per coloro che, e noi dell'ANPI siamo fra questi, si impegnano da decenni a tradurre in atto i princìpi cardinali e lo spirito della Costituzione.

Di “smargiassi” peraltro – sia consentito aggiungere – si avrà grande bisogno allorché ci saremo lasciati alle spalle la pandemia; perché nulla ritornerà come prima, e al Paese si porrà una drastica alternativa: crollare sotto il peso dei suoi antichi mali, delle vecchie e nuove disuguaglianze, degli squilibri territoriali, degli egoismi corporativi, oppure imboccare con fiducia e fermezza la via di uno sviluppo equo e sostenibile, della centralità della persona, della tutela del lavoro e della sua dignità, dell'allargamento della partecipazione democratica, avendo per guida i valori che ispirano la nostra Carta fondamentale.

Gianfranco Pagliarulo

Presidente Nazionale ANPI

6 aprile 2021

(da https://www.corriere.it/opinioni/21_aprile_06/nostra-costituzione-nasce-come-solenne-professione-antifascismo-9020a998-96b1-11eb-b9bd-e7351dbb7d6a.shtml?refresh_ce)

Risposta del Prof. Ernesto Galli della Loggia:

"Se a suo tempo Palmiro Togliatti dovette sopportare per anni la presenza nel suo partito di un personaggio non proprio minore come Pietro Secchia e qualcun altro con il loro sogno di lotta armata (alias rivoluzione: contro la Repubblica italiana vorrei ricordare, non contro quella di Salò), allo stesso modo Giorgia Meloni oggi deve sopportare la presenza nelle fila di Fratelli d'Italia di un certo numero di patetici figuri con i loro vaneggiamenti nostalgici. Il fatto è che la verginità in politica è una merce rara, direi rarissima, e il passato non si cancella tanto facilmente. Ma così come a nessuna persona sensata venne allora mai in mente che in Italia il Pci volesse fare la rivoluzione (il suo “legame di ferro” con Mosca implicava giustamente la sua delegittimazione a governare ma con la rivoluzione non c'entrava nulla: c'entrava con un “rovesciamento delle alleanze” che avrebbe sconvolto l'Europa), così oggi sono convinto che Fratelli d'Italia abbia ben poco a che fare con il fascismo se non al più con le sue scorie. La pensano allo stesso modo, ne sono certissimo, pure gli altri partiti italiani non uno escluso, anche se quelli di sinistra non lo dicono perpetuando così uno dei tanti equivoci e silenzi che costellano da decenni il discorso pubblico ufficiale del nostro Paese e in tal modo contribuiscono anche a paralizzarne l'evoluzione politica. Non lo dicono per le medesime ragioni del presidente Pagliarulo: perché hanno un bisogno vitale di fingere che esista sempre il loro antico nemico fascista, seppur ormai ridotto a puro simulacro, dal momento che altro non gli resta per credere (e far credere) di avere ancora un'identità e una funzione.

Due parole adesso su sovranismo e xenofobia prima di passare ad altro. Anche recentissimamente la Corte costituzionale tedesca ha ribadito che prima di aver esecuzione in Germania le decisioni di un certo tipo dell'Unione Europea e della Commissione devono passare al vaglio del proprio giudizio di costituzionalità. Ecco, caro presidente Pagliarulo, a me piacerebbe molto che la stessa cosa avesse deciso a suo tempo la Corte costituzionale italiana, che invece oltre trent' anni fa si spogliò di una tale competenza. Sono per questo da annoverare pure io tra i sovranisti? E poi: che cosa c'entra con la xenofobia voler porre dei limiti all'immigrazione ovvero opporsi alla concessione della cittadinanza per il solo fatto di essere nati in Italia senza nessun altra condizione se non l'assolvimento di un ciclo scolastico? Non le sembra che carità di patria vorrebbe che faccende così serie fossero sottratte al desolante semplicismo delle sue scomuniche?

E vengo alla Costituzione. In materia confesso il mio minimalismo: sono favorevole alle Costituzioni che prescrivono tassativamente e in modo vincolante diritti e doveri degli individui e degli organi pubblici pena una sanzione certa. Non già alle Costituzioni come quella italiana le quali oltre fare ciò che ho appena detto si dilungano anche nell'astratta proclamazione di una serie diritti “ sociali”, figli del tempo storico in cui la Carta fu scritta. Non vincolanti in alcun modo e quindi affidati necessariamente alla mutevole interpretazione della giurisprudenza, magari quella della stessa Corte Costituzionale (alcune delle cui sentenze in merito a questioni retributive, è cosa nota, rischiarono a suo tempo di mandare in bancarotta il bilancio dello Stato). Io preferisco pensare che alla cultura democratica dell'antifascismo vada attribuito il merito di aver stabilito i diritti e i doveri dei cittadini e del potere che ci governa piuttosto che quello di essere all'origine dell'astratto afflato progressista che caratterizza gli altri . E se l'Anpi non è d'accordo cercherò di farmene una ragione".

Ernesto Galli della Loggia

6 aprile 2021

(da https://www.corriere.it/opinioni/21_aprile_06/nostra-costituzione-nasce-come-solenne-professione-antifascismo-9020a998-96b1-11eb-b9bd-e7351dbb7d6a.shtml?refresh_ce)

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