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L'importanza della memoria

Quando resteremo soli, quando anche l'ultimo testimone della Shoah non sarà in vita, saremo capaci di continuare a trasmettere la memoria della Shoah alle nuove generazioni? Un interrogativo che si pongono in molti, storici, educatori e anche giornalisti, ma che finora ha trovato solo parziali risposte. Ma il Futuro della memoria dipende anche da come noi sapremo raccogliere questa sfida.

Certo, finora il compito più gravoso l'hanno svolto i testimoni, che infaticabilmente, nell'ultimo ventennio, hanno girato in lungo e largo la penisola cercando di trasmettere ai giovani la memoria della Shoah e spiegando loro i rischi che si corrono con la dimenticanza, dando un senso ai numeri e statistiche e ad un certo modo, troppo nozionistico, di insegnare la Storia, soprattutto quella del Novecento, ai nostri figli.

Ma “l'era del testimone”, così come viene definita quella attuale, è giunta alla fine, e anche se molto ironicamente Piero Terracina, romano, sopravvissuto ad Auschwitz e grande amico di Nedo Fiano, ama sottolineare che “ho ottantadue anni ma non ricordatemi continuamente la mia fine, sappiamo che dobbiamo morire, ma adesso lasciateci vivere”, il problema di passare il “testimone” e formare le nuove sentinelle della memoria esiste, è urgente e non più rimandabile.
Non voglio dilungarmi molto ma il nodo, importantissimo, è quello della formazione degli insegnanti che dovranno gestire il rapporto con le nuove generazioni. Docenti che devono essere preparati al meglio su un periodo della nostra Storia che ancora mostra ricostruzioni lacunose e soprattutto parziali, semplicistiche, mentre invece va riconosciuta pienamente l'importanza di un periodo storico che va dalla dalla prima guerra mondiale alla fine della seconda, suggerendo l'approfondimento sui genocidi e l'approfondimento dei crimini del periodo fascista.

Purtroppo la formazione degli insegnanti è lasciata alla buona volontà dei singoli, e per questo ci vorrà un'iniziativa forte, istituzionale, per garantirne la serietà e la continuità. Servono fondi. Serve un progetto da parte del Ministero per uniformare anche la preparazione degli studenti italiani: sulla deportazione, ad esempio, tale preparazione è a macchia di leopardo. Ci sono regioni italiane dove si fa un lavoro più capillare ed altre dove invece se ne parla pochissimo. Ai ragazzi, vi assicuro per esperienza personale, interessa eccome approfondire questi argomenti: se giustamente sensibilizzati, sono capaci di dare il meglio di sé. Infine, una parola voglio spenderla sulla categoria dei giornalisti alla quale appartengo da vent'anni.
La storia filtrata dai media tende alla banalizzazione? In questi anni siamo stati avvelenati da tanta cattiva informazione.
Il ruolo dei media sarà centrale per la trasmissione di quei valori – amore, giustizia, verità – alla base di un progetto di crescita civile e morale del Paese, ma servono nuove sensibilità all'interno delle redazioni per affrontare temi come shoah, storia e memoria, con completezza e preparazione evitando la retorica e il sensazionalismo. Come: cercando nuove chiavi di lettura, privilegiando l'approfondimento ed esaltando le tante esperienze positive che esistono nel nostro Paese.
Stefania Consenti

"Il futuro della memoria", di Stefania Consenti, conversazioni con Nedo Fiano, Liliana Segre e Piero Terracina, testimoni della Shoah. Collana Uomini e donne n. 126 pp. 144.

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