Salta al contenuto principale

L'arte per difendere la memoria

“La memoria segna il futuro, ma va ricercata perché il segno può sbiadire”, da questa considerazione è nato il marchio A.R.S. - Art Resistance Shoah, un progetto didattico di respiro internazionale di Margherita Fontanesi e Salvatore Trapani, per raccontare l'Olocausto e la Resistenza utilizzando e potenziando il linguaggio storico attraverso quello artistico.

“Entrambi sensibili alle tematiche dell’antifascismo e della Shoah – scrivono - abbiamo maturato la convinzione dell’arte come documento e testimonianza storica importante e dunque quale potentissimo strumento educativo di lotta e denuncia, attraverso cui veicolare i valori della libertà, della pace, dell’uguaglianza, della dignità, del rispetto. Da qui l’idea di utilizzare la nostra formazione di storici e critici d’arte per un ampio progetto che si attesti come approfondimento formativo”.

A.R.S. utilizza le arti visive quale codice di lettura e analisi degli eventi del passato per meglio comprenderli, spogliandoli della rigidà talvolta inevitabile in cui li condannano i libri di testo adottati nelle scuole, e restituirli quale esperienza di vita. L'arte infatti permette di colmare la distanza temporale nella vicinanza data dalle emozioni.
“Il passato – dichiarano Fontanesi e Trapani - ha bisogno di nuovi linguaggi per emergere, per non sbiadire nella retorica”.

Quello che propone il marchio A.R.S è un seminario articolato in due moduli della durata di due ore ciascuna. Nel primo Margherita Fontanesi illustra su scala europea il rapporto fra arte e dittatura, focalizzandosi sull’arte di opposizione. Gli artisti, terminazioni nervose della società e sentinelle dei cambiamenti, da sempre hanno scritto e 'fermato' con pennello, scalpello, macchina fotografica la storia, le oppressioni o l'asservimento, la libertà. L'esperienza di generazioni viene così resa tangibile agli studenti.

Il secondo modulo, curato da Salvatore Trapani, si occupa della memoria della Shoah nelle arti visive analizzando, accanto alle opere coeve agli eventi affrontati, le opere di artisti successivi ispiratisi al passato. Confronto che fin da subito generò una forte polemica tra i testimoni “integrali”, sopravvissuti, e le giovani generazioni di artisti definiti sarcasticamente “empatici”, i quali hanno con la Shoah un rapporto di riflesso, maturato a contatto delle documentazioni e delle opere letterarie esistenti sul tema. I primi alle prese con il tentativo di rimuovere il vissuto attraverso i processi di creazione - mentre ammoniscono e inveiscono la società ancora incapace di apprendere a fondo la lezione nata dall'orrore – e gli empatici, caratterizzati dall’invettiva critica.

Ricco il materiale da cui trarre spunto. La liberazione dell’Europa dal Nazifascismo è infatti stata vissuta e raccontata da numerosi artisti i quali, con le loro opere, hanno documentato i momenti storici sviluppando, in molti casi, linguaggi artistici innovativi, in grado di trasmettere e comunicare il trauma, la tragedia. Un arte “della libertà” spontanea, dirompente, che inevitabilmente si contrappone al rigido e impersonale conformismo dell’arte di regime.

Artisti come Renato Guttuso, Afro, Marino Mazzacurati, Remo Brindisi in Italia, ma anche Xavier Bueno, Georg Grosz, Otto Dix, Käthe Kollowitz all’estero, sono testimoni di un’epoca e portavoce di una resistenza culturale non meno importante di quella bellica e altrettanto perseguitata.

A.R.S. rappresenta così un approccio didattico trasversale a diverse discipline, strumento per l'approfondimento a tutto tondo del secolo breve, che in più fornisce un fondamentale bagaglio per la decodificazione della comunicazione visiva, utile in ogni epoca.

Gemma Bigi

Per maggiori informazioni e contatti: www.facebook.com/ARS.Art.Resistance.Shoah