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Il calciatore filo nazista: il calcio non può fingere

"Aspettiamo di vedere i fatti". È questa la premessa da cui parte l'Anpi di Novara per commentare l'acquisto, da parte dalla locale società calcistica, di un calciatore greco che a quanto pare aveva dichiarato le sue simpatie filonazista. Una premessa che - si chiaro - che non serve per attenuare la protesta, ma, semmai, per approfondire il problema, per coglierne tutti i pericoli e le insufficienze. .

Scrive Anna Cardano, del Comitato provinciale ANPI Novara: "La società calcistica novarese appare consapevole che l’acquisto del giocatore ventenne greco Katidis avrebbe causato motivate polemiche, il giocatore si dice pentito, dice che ignorava il significato del suo gesto. Alla stessa età di vent’anni, qualche decennio fa, molti giovani partirono per fare i partigiani, altri pagarono con la deportazione o furono internati nei campi per militari antinazisti".

Quello che serve è dunque una riflessione corale e senza sconti. Partendo da un fatto: "Che il calcio sia uno sport spettacolo particolarmente esposto alle contraddizioni della società non è una novità. Per questo pensiamo che le società sportive e i calciatori abbiano una grande responsabilità umana, non solo sportiva: i calciatori sono personaggi pubblici, e, che lo vogliano o no, i loro gesti diventano esemplari e le loro parole autorevoli. Si gioca anche con la testa e con il cuore, non solo con i piedi. E i giovani guardano ai campioni sportivi come a modelli di vita. Per questo i calciatori non possono “ignorare”, tanto più considerando le connivenze di alcune frange di tifosi con il razzismo".

"Ecco perché - sottolinea Anna Cardano - vogliamo che alle parole di scusa seguano scelte precise contro cori, insulti e rituali nazifascisti e razzisti negli stadi, che toccano tutte le società a tutti i livelli. Il Novara Calcio si renda protagonista di azioni di questo tipo, con le quali siamo pronti a collaborare da subito. Sono davvero tanti i progetti che si possono effettuare, in collaborazione con le scuole, gli enti sportivi, i luoghi di ritrovo dei giovani, evitando appelli teorici, e proponendo soprattutto comportamenti concreti. Se si è convinti di questo, con un po’ di immaginazione e molta determinazione si può fare".

"In quanto alla targa da dedicare ad Arpad Weisz, l’allenatore ungherese che prima di finire ad Auschwitz (nel silenzio della società italiana) aveva allenato proprio il Novara, l’assessore Agnesina ci fa sapere di essere alla ricerca di sponsor perché essa possa essere esposta allo stadio Piola. Suvvia! Fateci sapere quanto costa, promuoviamo una sottoscrizione, raccogliamo i fondi. Possibile che in una città come Novara, tra Comune, Novara Calcio, Associazioni, sponsor e privati cittadini, non si trovino i fondi per una targa? Dobbiamo raggiungere questo obiettivo: entro il prossimo 27 gennaio (Giorno della Memoria) la targa deve esserci!"