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Case di latitanza

Maura Piccialuti Caprioli. Laterza (1979), pag.268.

Con questa definizione ‘case di latitanza’ si intendono quelle abitazioni – in genere casolari e case coloniche di contadini sperdute in pianura e collina - che offrono riparo, alloggio, sostegno ai partigiani e disertori. Talvolta rappresentano dei veri e propri quartieri generali per le riunioni e la distribuzione della stampa clandestina, depositi di armi e centri di smistamento di quanti vogliono salire in montagna a combattere.

Questa ospitalità emerge durante lo sbandamento dell’8 settembre quando, spontaneamente, tante famiglie, con il supporto fondamentale delle donne, accolgono in casa i disertori, li sfamano, cuciono loro abiti civili o danno loro quelli di figli e mariti per aiutarli a fuggire.

Una solidarietà, umana prima che politica, per la quale si rischia l'arresto e la tortura da parte dei nazifascisti, decisi a sradicare qualunque focolaio di ribellione e qualunque sostegno materiale ad esso.

Senza questo fondamentale appoggio della popolazione ‘non combattente’ difficilmente il movimento resistenziale si sarebbe potuto radicare come di fatto è avvenuto, soprattutto nel nord Italia. Proprio questo sostegno testimonia l’appoggio della popolazione alla lotta ai nazifascisti.