Salta al contenuto principale

Adolfo Scalpelli

Nato a Bergamo il 22 ottobre 1926, giornalista e storico.

Appartenente alla generazione di coloro che hanno studiato nelle scuole elementari e nelle medie al tempo della scuola fascista, Scalpelli proveniva da una famiglia, forse inconsapevolmente, antifascista. Sorpreso in borghese e senza distintivo della "Gioventù italiana del Littorio" il 23 marzo 1943, anniversario della fondazione dei "Fasci italiani di combattimento", è espulso dalla GIL e, pertanto, gli è impedita la prosecuzione degli studi nella scuola pubblica. Dopo questo primo atto di ribellione nei confronti del regime fascista, il ragazzo, con l'armistizio dell'8 settembre 1943 e l'occupazione nazista, contribuisce a formare gruppi di studenti antifascisti, disposti a concrete manifestazioni contro fascisti e tedeschi. Il 4 novembre, anniversario della prima Guerra mondiale, gruppi di studenti, in pieno centro a Bergamo, depongono fiori sotto la Torre del Caduti, ma distribuiscono anche volantini antitedeschi. Ha così inizio il periodo di attività resistenziale, che porterà Scalpelli ad incontrare dirigenti clandestini del Partito comunista e a organizzare, nella città, il Fronte dalla Gioventù. Diventato responsabile del Fronte, il ragazzo si mise in contatto con giovani rappresentanti di altre formazioni politiche, convincendoli ad aderire alla formazione unitaria della gioventù antifascista. Fu un periodo molto attivo di azioni politiche e militari, come il disarmo di pattuglie delle formazioni della Rsi, gli assalti a casermette della Guardia nazionale repubblicana, il lancio di volantini. Il Fronte della Gioventù di Bergamo pagò anche un prezzo molto alto, con la perdita di un suo giovane e coraggioso militante, Ferruccio Dell'Orto, un milanese sfollato dal capoluogo lombardo. Dell'Orto, ferito e catturato da una pattuglia di miliziani fascisti durante un'azione di disarmo, fu crudelmente torturato fino alla morte. Nel gennaio del 1945, Scalpelli, su indicazione del comando militare del CLN, è inviato a Caprino Veronese - dov'era di stanza un battaglione della Organizzazione Paladino (una scimmiottatura della tedesca Organizzazione Todt) - per recuperare, in previsione della primavera decisiva, tutti gli appartenenti a formazioni partigiane che, dopo il proclama di Alexander, si erano mimetizzati per sfuggire alla cattura. Proprio a Caprino, nel febbraio, il giovane finisce in prigione, con l'accusa di aver organizzato la manifestazione sotto la Torre dei Caduti di Bergamo. Ai primi di aprile è scarcerato per mancanza di prove. Così, nei giorni della Liberazione, partecipa alle ultime azioni partigiane sul Monte Baldo e nei dintorni di Caprino Veronese. A Liberazione avvenuta, Scalpelli lavora, a Bergamo, nel quotidiano del CLN (Il Giornale del Popolo), e successivamente all'Unità come corrispondente da Cremona. Qui, siamo nel 1949, è arrestato mentre segue, per l'organo del PCI, il grande sciopero bracciantile. Condannato a 18 mesi di carcere ne sconta solo uno e, dopo un periodo a Varese e Bergamo, passa alla redazione milanese dell'Unità. Per l'organo del PCI è stato, tra l'altro, corrispondente da Berlino. Direttore scientifico dal 1973 al 1988 dell'Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio, ha diretto poi l'Archivio del Lavoro, erede dell'Archivio storico della CGIL Milano e Lombardia. Si è dedicato (e continua a dedicarsi), anche con altri autori, a studi di storia contemporanea, su fascismo, Resistenza e ricostruzione post-bellica. In particolare, alcuni saggi sono dedicati all'organizzazione politica della Resistenza e alle forze armate di Salò, pubblicati in Scioperi e guerriglia in Val Padana (1943-1945). Di Adolfo Scalpelli citiamo ancora, tra le tante opere, sue o curate in collaborazione, La Resistenza racconta del 1965, Milano fra guerra e dopoguerra del 1979, Il generale e il politico. La disarmonia del potere nel Comando Piazza di Milano (1944-1945) del 1985, che ricostruisce le fasi di preparazione dell'insurrezione in vista della liberazione di Milano, "La fabbrica" del 1986, Milano anni cinquanta sempre del 1986, I milanesi alla Costituente del 1988, Le ragioni della CGIL-Giuseppe Di Vittorio alla classe lavoratrice della Lombardia del 1992, Setaioli e contadini. L'industrializzazione a Como dall'unità al fascismo del 1992, Vite vendute -L'emigrazione verso il Terzo Reich dal feudo di Farinacci 1938-1945 del 1995, Alle radici della democrazia. Camera del lavoro e Partito Socialista nella Milano di fine Ottocento del 1998.

(a.g.)