Gildo Fossati
Ufficiale dei bersaglieri della X Divisione Celere della IV Armata, si trovava in Francia al momento dell'armistizio. Dopo l'8 settembre, Fossati non si presenta al Comando tedesco e rientra in Italia, dove prende contatti con militari sbandati. Catturato in un rastrellamento fascista, è rilasciato dopo qualche settimana. Raggiunge subito la Val Maira, si unisce alle prime formazioni di "Giustizia e Libertà" e diventa, dopo poco tempo, comandante della seconda Brigata della X Divisione alpina "G.L." operante nelle Langhe. Nel marzo del 1944 il giovane partigiano è catturato dai militi della Decima Mas. Portato a Cuneo è processato e condannato a morte. È in attesa dell'esecuzione quando i fascisti, a Pasqua, accettano uno scambio di prigionieri e lo liberano: i suoi compagni avevano rapito la moglie del Prefetto di Cuneo e l'avrebbero liberata solo in cambio del partigiano. Gildo torna tra i suoi e riprende la lotta contro i nazifascisti. Il 15 aprile del 1945 la seconda Brigata della X "G.L", con garibaldini, partigiani delle "Matteotti", autonomi e un commando di paracadutisti canadesi, libera, dopo due giorni di combattimenti, la città di Alba. È come la prova generale della Liberazione e Gildo assumerà il comando militare della "piazza". Tornerà poi ai suoi studi, all'insegnamento e ai viaggi, non trascurando l'impegno con l'ANPI e le collaborazioni con Patria Indipendente, spegnendosi a ottantatré anni.