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Antonio Vincenzo Gigante

Nato a Brindisi il 5 febbraio 1901, scomparso a Trieste nel novembre del 1944, operaio e dirigente sindacale e politico, Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.

Quella di Antonio Gigante è una tra le più luminose figure dell'antifascismo e della Resistenza italiane. Operaio, militante nella Gioventù socialista, non aveva ancora vent'anni quando fu arrestato per la prima volta a Brindisi per aver preso parte (nel 1919), alle manifestazioni a sostegno dei soldati che rifiutavano di imbarcarsi per la Libia. Sottoposto a libertà vigilata e vessato dai fascisti, nel settembre del 1922 si trasferì a Roma, trovandovi lavoro come operaio edile. Fu presto eletto, per la sua perizia nelle trattative sindacali, membro del Comitato direttivo della Lega e quindi segretario del Sindacato provinciale degli edili. Dopo la "marcia su Roma" fu responsabile del lavoro sindacale nel Partito comunista romano (si era iscritto al partito nel 1921), e nella primavera del 1923, col fascismo già imperante, riuscì a portare in piazza 18 mila edili della Capitale in sciopero contro il carovita. L'anno successivo Gigante fu, durante la crisi aventiniana, tra i principali organizzatori dello sciopero antifascista e delle manifestazioni romane. Nel 1925, dopo essere riuscito ad assicurare l'uscita di due numeri del Comunista, fu costretto a riparare in Unione sovietica, dove frequentò l'Università leninista. Vi rimase due anni. Nel 1927 Gigante è a Parigi, membro della Direzione nazionale della Confederazione generale del lavoro. Dalla Francia passa a più riprese clandestinamente in Italia, per organizzarvi la lotta antifascista e il movimento sindacale. Nel 1929 viene arrestato e processato in Svizzera (a Basilea c'era allora il Centro estero del Partito comunista, che si sarebbe poi spostato a Parigi), insieme a Grieco, Dozza, Secchia ed altri, ma, come i suoi compagni, rimane in carcere pochi giorni. Nel 1933 Gigante entra a far parte del Comitato centrale del Partito comunista e lo stesso anno viene arrestato durante una missione a Milano. Finisce davanti al Tribunale speciale che, nell'ottobre del 1934, lo condanna a venti anni di carcere. Nel '42 viene confinato nell'isola di Ustica. Il 25 luglio del 1943 coglie Gigante nel campo di concentramento di Renicci presso Anghiari, dove sono internati altri antifascisti, tra cui numerosi sloveni. Sembra l'ora della libertà, ma dal governo Badoglio non arriva l'ordine di scarcerazione. I detenuti pazientano sino all'8 settembre, quindi, guidati da Antonio Gigante, si ribellano alle guardie ed evadono. Gli evasi tentano di spingersi a Sud per raggiungere il fronte ed unirsi agli Alleati, ma non riescono nel loro intento e sono costretti a ritornare indietro. Gigante e i suoi attraversano la Romagna, costeggiano l'Adriatico, raggiungono il Veneto e Trieste. In Istria, Gigante è tra i primi organizzatori di formazioni partigiane. Combattendo con esse si spinge in Dalmazia e qui, in rappresentanza dei comunisti italiani, tratta con quelli jugoslavi gli accordi per la immediata lotta comune contro i nazifascisti accantonando le questioni territoriali. Su decisione del PCI, Gigante passa alla direzione del partito a Trieste, ma qui, in seguito a delazione, viene arrestato. Torturato, non si piega davanti ai suoi aguzzini. Si ignorano il luogo, la data e le circostanze precise della morte di Antonio Gigante: si suppone che sia stato eliminato nella Risiera di San Sabba, tanto che, per decisione unanime della Commissione del Civico museo, il 5 febbraio 2008, all presenza della figlia Miuccia, nella Risiera è stata scoperta una lapide che dice: "Vincenzo Antonio Gigante - detto "Ugo" - nato a Brindisi il 5 febbraio 1901 - assassinato nella Risiera di San Sabba - nel novembre 1944 - dirigente comunista - comandante partigiano - medaglia d'oro della Resistenza - a memoria del suo sacrificio". Nella città natale, Gigante è ricordato da una lapide con epigrafe di Concetto Marchesi: "Antonio Vincenzo Gigante - operaio organizzatore partigiano - medaglia d'oro - caduto a Trieste nel novembre 1944 - nella galera fra le torture - con la morte testimoniò ai carnefici fascisti - la indomabile forza - e la certa vittoria del popolo lavoratore - L'Amministrazione democratica e popolare - del Comune di Brindisi - al glorioso concittadino in ricordo di tanto eroismo - 7 dicembre 1952".