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Ernesto Rossi

Nato a Caserta (Napoli) il 25 agosto 1897, morto a Roma il 9 febbraio 1967, professore d'economia.

Si era formato negli ambienti democratico-liberali fiorentini ed aveva partecipato da volontario alla Prima guerra mondiale, comportandosi valorosamente. Tra il 1919 il 1922, in polemica con le posizioni che i socialisti avevano verso i reduci di guerra, il giovane economista ebbe a collaborare con il mussoliniano Popolo d'Italia. Ma non gli ci volle molto tempo per ricredersi. Nel 1924 Ernesto Rossi aderisce all'Unione nazionale democratica fondata da Giovanni Amendola e, sempre nello stesso anno, è tra i fondatori a Firenze dell'associazione segreta L'Italia Libera e, dal gennaio all'ottobre 1925, tra i redattori del periodico antifascista Non mollare!.Per questo è processato ed è costretto a riparare in Francia. Nel 1926 torna in Italia e partecipa, vincendolo, ad un concorso statale per l'insegnamento dell'Economia. Insegna a Bergamo, ma prosegue l'attività cospirativa e nel 1929 è tra i fondatori, con Carlo Rosselli, del movimento "Giustizia e Libertà". Arrestato sul finire del 1929 per una delazione, Rossi - con altri dirigenti di "Giustizia e Libertà"- finisce in carcere e nel 1931 il Tribunale speciale lo condanna a venti anni di reclusione. Ne sconta nove, poi viene mandato a Ventotene, dove ha modo di concorrere con i suoi compagni alla stesura del federalista Manifesto di Ventotene. Alla caduta del fascismo Ernesto Rossi raggiunge Milano, dove, il 27 agosto 1943, partecipa alla riunione di fondazione del Movimento federalista europeo ed entra poi nell'Esecutivo del Partito d'Azione. Dopo l'8 settembre passa in Svizzera, dove continua l'attività resistenziale e da dove rientra a Milano nei giorni della Liberazione. Designato membro della Consulta nazionale, Rossi è anche chiamato a far parte del governo Parri come sottosegretario alla Ricostruzione. Dopo lo scioglimento del Partito d'Azione, svolse prevalentemente una fittissima attività pubblicistica (famosissimi i suoi articoli, raccolti nei volumi Aria fritta e I padroni del vapore, per non dire dei libri Settimo non rubare, Il malgoverno, Il manganello e l'aspersorio, Le baronie elettriche), anche se nel 1955 fu tra i fondatori del Partito Radicale che, in origine, si chiamò Partito Radicale dei Democratici e dei Liberali Italiani. Dopo la sua morte, ad Ernesto Rossi sono state intitolate una Fondazione, Circoli radicali e strade in molte città italiane.