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Giambattista Canepa

Nato a Chiavari (Genova) il 18 luglio 1896, deceduto a Chiavari il 13 gennaio 1994, pubblicista.

Sottotenente dei Bersaglieri durante la Prima guerra mondiale, fu ferito in combattimento, cadde prigioniero, fu decorato al valor militare. Dopo il conflitto emigrò in America. Rientrato in Italia nel 1924, si iscrisse al Partito socialista e divenne redattore del quotidiano genovese Il Lavoro. Condannato per "offese alla Casa reale a mezzo stampa", Canepa dovette lasciare il giornale. Emigrato clandestinamente, tornò nel suo Paese per partecipare al Congresso nazionale del PSI, ma fu arrestato e, dopo le leggi eccezionali del novembre 1926, condannato a 5 anni di confino a Lipari. Per Canepa fu l'inizio di una serie di arresti e condanne. Evaso da Lipari nell'agosto del 1929, fu ripreso e si ebbe un'altra condanna a 13 mesi di reclusione. Nuovo arresto nel 1930, per infrazione agli obblighi dei confinati. Canepa, che aveva intanto aderito al Partito comunista e si era impegnato nell'attività clandestina, nel 1936 è arrestato a Torino. Al proscioglimento in istruttoria per insufficienza di prove, segue l'emigrazione clandestina in Spagna e l'arruolamento nelle Brigate Internazionali, a difesa della Repubblica democratica. Gravemente ferito ad una gamba, il 12 marzo del 1937, durante la battaglia di Guadalajara (in ricordo di quell'evento, Canepa avrebbe assunto, durante la Resistenza contro i nazifascisti, il nome di battaglia di "Marzo"), il combattente garibaldino affiancò Teresa Noce, a Madrid, nella redazione del Volontario, sino a che non dovette passare in Francia per farsi rimettere in sesto la gamba ferita. A Parigi, Canepa collabora con Giuseppe Di Vittorio nella redazione del quotidiano antifascista La Voce degli italiani. Si trova ancora in Francia allo scoppio della Seconda guerra mondiale e, nel 1941, Canepa è arrestato a Marsiglia dalla polizia francese. Nel 1942, sono gli italiani ad arrestarlo e a rinchiuderlo nella fortezza di Essailon, di dove l'antifascista italiano riesce ad evadere l'8 settembre 1943 e a rientrare in Italia. A Favale di Malvaro, nell'entroterra genovese, "Marzo" forma uno dei primi nuclei partigiani della Guerra di Liberazione. Da quel gruppo sarebbe poi sorta la Divisione Garibaldi "Cichero", di cui Canepa sarebbe stato il commissario politico. Quando la "Cichero" scese a Genova partecipando alla liberazione della città, "Marzo" sarebbe stato designato dal CLN vice sindaco del capoluogo. Successivamente Giambattista Canepa entrò a far parte della redazione de l'Unità genovese. Ha lasciato alcuni libri di carattere autobiografico sulla Resistenza in Liguria: Storia della Cichero, Grand-mère était génoise, La Repubblica di Torriglia. La scomparsa di Giambattista Canepa, quasi centenario, ha lasciato un grande vuoto nella Resistenza ligure. Perché questo valoroso combattente antifascista non sia dimenticato, il Municipio del suo paese natale gli ha intitolato una piazzetta a Chiavari.