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Ugo Forno

Nato a Roma il 27 aprile 1932, caduto a Roma il 5 giugno 1944, scolaro di seconda media.

Scoperta il 4 giugno 2005 (sessantunesimo anniversario della liberazione della Capitale) dall'allora sindaco di Roma Walter Veltroni, nel parco Nemorense figura una targa per ricordare che poco distante abitava, al numero 15 della via Nemorense, l'ultimo caduto della Resistenza romana, Ugo Forno, "morto - è scritto sul marmo - per la libertà". La singolarità è che Ugo Forno aveva soltanto 12 anni. Figlio di un impiegato statale, era scolaro di seconda media dell' Istituto "Luigi Settembrini". Ultimata la scuola con ottimi voti (come appare nel registro di classe), il ragazzo era andato verso le nove del mattino del 5 giugno 1944 a incontrare degli amici in piazza Vescovio. Là "Ughetto", come lo chiamavano, apprese che un reparto di genieri tedeschi stava minando il ponte ferroviario sull'Aniene, lungo la statale Cassia in prossimità della città, zona allora di campagna. Ugo - che aveva nascosto nella sua casa due pistole lanciarazzi, abbandonate all'alba del giorno prima dai militari germanici mentre lasciavano Roma, proprio mentre gli angloamericani entravano nella Capitale da Porta Maggiore, senza incontrare resistenza, visto che erano scomparsi anche gli ultimi fascisti - andò a prendere le "armi" pensando di poter intimidire con quelle i soldati della Wehrmacht. Giunto ad un cascinale sulla strada che portava al ponte, vi trovò alcuni giovani: due (Antonio e Francesco Guidi) erano i figli del proprietario di quell'appezzamento agricolo; tre erano i braccianti Luciano Curzi, Vittorio Seboni e Sandro Fornari; di altri due ragazzi presenti non si è mai conosciuto il nome. Erano armati con due fucili Mauser e due o tre pistole, ed erano incerti sul da farsi. "Ughetto", che era il più piccolino e minuto del gruppetto, si impose subito: bisognava salvare il ponte. I ragazzi si avviarono e giunti in prossimità del luogo ove una diecina di genieri stavano collocando i tubi di dinamite, aprirono il fuoco. I tedeschi risposero con tre precisi colpi di mortaio, e abbandonarono subito il manufatto, che così rimase indenne. I proiettili colsero in pieno il gruppo di ragazzi: Francesco Guidi fu gravemente ferito, Curzi ebbe una gamba straziata, Fornari perdette di netto un braccio; le schegge colpirono mortalmente Ugo Forno al petto e alla testa. Quando sul posto arrivò Giovanni Allegra (sottotenente dei paracadutisti, comandante di una squadra partigiana), tutto era tragicamente finito. Soccorsi i feriti (Francesco Guidi, ventunenne, sarebbe morto poco dopo), il sottotenente collocò su un carretto il corpicino senza vita di "Ughetto", coprendolo con un drappo tricolore che aveva con sé, e lo tirò sino alla clinica INAIL in via Monte delle Gioie. Alcuni anni dopo lo scoprimento della targa nel parco Nemorense, il 7 giugno 2010, le Ferrovie hanno intitolato a Ugo Forno il moderno manufatto sull'Aniene dove ora passano i treni "Freccia Rossa". Anche una via di Roma porta il nome del bambino, caduto alla liberazione della sua città.