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Nello Boscagli

Nato a Sinalunga (Siena) il 16 aprile 1905, deceduto a Padova nel 1976, operaio, già presidente dell'ANPI di Siena e di Padova.

Nel 1924 era emigrato in Francia con i suoi famigliari, per sottrarsi alle persecuzioni del regime fascista e, nel 1928, si era iscritto al Partito comunista francese. Dopo un periodo trascorso a Mosca si era portato in Spagna, per lottare in difesa della Repubblica democratica. Ferito sull'Ebro, continuò a combattere in Catalogna anche dopo il ritiro delle Brigate Internazionali.
Nel 1939 l'operaio italiano, rientrato in Francia, viene rinchiuso in un campo di concentramento dei Pirenei. Quando scoppia il secondo conflitto mondiale, Nello Boscagli riesce a raggiungere i suoi famigliari nelle Alpi Marittime. Qui si dà subito all'organizzazione dei "francs-tireurs et partisans". Condannato a morte in contumacia, Boscagli non demorde e quando il connazionale Italo Nicoletto è arrestato, prende il suo posto a Marsiglia, a capo del "maquis" dell'intera costiera mediterranea.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre ecco che "Alberti" (questo il nome di copertura del valoroso comunista), rientra in Italia e, per decisione di Luigi Longo, si porta nel Veneto dove, con Orfeo Vangelista ed altri compagni comunisti ed azionisti dà vita, sulle Dolomiti vicentine, alla Brigata Garibaldi "Ateo Garemi". Sarà lui, nel maggio del 1944, prima il commissario politico e poi il comandante della Brigata. La "Garemi" diverrà in breve tempo la più forte formazione partigiana del Vicentino, tanto che il CVL nominerà "Alberti" comandante di una Zona che comprende i monti del Vicentino, del Veronese e del Trentino.
Dopo la Liberazione, Boscagli è chiamato dal suo partito a far parte della Commissione centrale di organizzazione. È ispettore del PCI a Caserta e a Teramo e, nel 1946, è eletto sindaco del suo paese natale. Nel 1948, dopo l'attentato a Togliatti, è arrestato con una trentina di suoi concittadini (e si farà 18 mesi di prigione), con l'accusa di "blocco stradale", dalla quale sarà poi prosciolto.
Di Boscagli, che alla fine degli anni Sessanta era tornato a vivere a Padova, non si è persa la memoria e la stima; soprattutto a Sinalunga, dove gli hanno intitolato una via.