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Quinto Bevilacqua

Nato a Marmorta di Molinella (Bologna) il 16 aprile 1916, fucilato a Torino il 5 aprile 1944, operaio mosaicista, Medaglia d'argento al valor militare alla memoria.

Figlio di braccianti agricoli, penultimo di sei fratelli, Quinto, terminate le scuole elementari, va subito al lavoro come bracciante. Due dei suoi fratelli maggiori, Arturo e Costante, socialisti come il resto della famiglia, avevano già lasciato Marmorta, per trasferirsi a Torino e sottrarsi così alle angherie dei fascisti locali. Nel capoluogo piemontese, i Bevilacqua riescono a mettere in piedi una piccola azienda edile, specializzata nella realizzazione di mosaici e Quinto, che ha sposato Marcella Calzolari, figlia di un militante socialista di Molinella, li raggiunge nel 1942. Lavora con i fratelli, va di sera a scuola di disegno, anche lui mantiene (come han sempre fatto Arturo e Costante, ricavandone qualche fermo di polizia, quando a Torino sbarcava qualche pezzo grosso fascista), i contatti con i vecchi socialisti di Molinella.
Il richiamo alle armi, nell'Artiglieria di montagna, allontana Quinto dai fratelli, ma è a Torino che ritorna quando comincia il "tutti a casa" ed è a questo punto che l'operaio emiliano s'impegna nel lavoro cospirativo, indirizzato soprattutto verso le fabbriche.
Per il suo impegno e le sue capacità è nominato segretario della Federazione provinciale socialista, e in quanto tale fa parte del Comando militare del CLN regionale. Ma soltanto per due settimane potrà svolgere la sua attività.
Il 28 marzo 1944 è arrestato e quando il Tribunale speciale processa i membri del CMRP, Bevilacqua è tra i sette patrioti che saranno fucilati alla schiena con il generale Perotti al Poligono del Martinetto. Il 3 aprile, Quinto scrive ai suoi l'ultima lettera e li rincuora dicendo: "... vado incontro alla morte con una risolutezza che non mi sarei mai creduto, perciò siate forti".
A Torino gli hanno intitolato una strada.